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Renzi: "Nel patto del Nazareno non c'è tema Quirinale"

Il premier: «Non ho mai detto no a nomi già bocciati, non tocca a me dire nomi o mettere veti. Sarà il Parlamento a decidere ma i nomi vanno espressi con il più ampio consenso»

ROMA. Matteo Renzi avverte Silvio Berlusconi: Nel patto del Nazareno non c'è l'agibilità politica del Cavaliere nè il tema del Quirinale sul quale vige «un principio di buon senso, cercare una larga maggioranza».

Poi chiarisce: «Non ho mai detto no a nomi già bocciati, non tocca a me dire nomi o mettere veti. Sarà il Parlamento a decidere ma i nomi vanno espressi con il più ampio consenso».

Tutto ciò mentre la Lega apre a un «nome non di parte», il M5S boccia con una risata Walter Veltroni, Pippo Civati si sofferma sull'influenza tutt'altro che tramontata dei «101» che posero il veto a Romano Prodi solo venti mesi fa.

La gran giostra della partita per il Quirinale è ormai avviata, sebbene il premier Matteo Renzi nella Direzione di lunedì, abbia messo in chiaro come la vera sfida, all'alba di un dicembre di fuoco, sia ora l'approvazione in tempi brevi dell'Italicum 2.0 per evitare anche che la partita per la successione del presidente Giorgio Napolitano blocchi il processo di riforme.

Un processo sul quale Renzi, anche oggi al question time alla Camera, ha ribadito la sua fermezza. «Questa è la grande legislatura delle riforme», ha spiegato il premier rimandando l'approdo in Parlamento di provvedimento ad hoc sulle liberalizzazioni al 2015, a quando, nei suoi piani, legge elettorale e ddl riforme saranno già in cassaforte. E con la probabilità che in gennaio sulle Camere 'piombì l'elezione del nuovo inquilino del Colle.

Nel frattempo, il toto-nomine naviga ormai a vele spiegate nell'agone politico. La novità, oggi, arriva dal segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini, che si dice pronto ad appoggiare un candidato proposto dal 'nemicò Renzi, a patto che sia «positivo» e «non di parte». Ma se Renzi «continua a sparare nel mucchio, lo lasciamo per suo conto», avverte il leader del Carroccio prendendo anche le distanze da chi, come il M5S, è stato eletto «per salire sui tetti».

M5S, che intanto, ripropone con convinzione il metodo, già utilizzato nel febbraio 2013, delle 'Quirinariè, dicendosi disponibile a condividere con gli altri partiti «il nome che uscirà dalla consultazione» e liquidando con una risata polemica l'eventuale candidatura di Walter Veltroni. L'ora X perchè si arrivi ad un nome che aspiri, perlomeno, ad una condivisione, sembra insomma ancora lontana. E se ieri l'ex segretario Pd Pier Luigi Bersani, nel pieno dello scontro tra il premier-segretario e le minoranze Dem, invitava Renzi a puntare innanzitutto su una posizione solida del suo partito, oggi Pippo Civati torna a 'pungerè la maggioranza del Nazareno osservando come «ora sono tutti preoccupati per il ritorno dei 101» ma «i 101 ci sono sempre stati e ci sono ancora. E anche stavolta eleggeranno il Presidente, magari il "loro"».

Parole che non preludono ad un lavoro diplomatico agevole, per il premier-segretario, nella ricerca di un nome che, oltre ad avere in primo piano il ruolo di Silvio Berlusconi, non vedrà certo il centrodestra di governo nella veste di spettatore. Tanto che oggi Angelino Alfano alla Direzione di Ncd, osservava: «i gruppi unici con Udc ci daranno i numeri per avere voce in capitolo». E mentre il toto-nomine impazza, i possibili candidati si ritraggono. «Io al Quirinale? Non scherziamo, ognuno deve fare il suo mestiere», ribadisce il maestro Riccardo Nuti laddove Giuliano Amato, proposto dal leader FI la scorsa settimana si trincera in un secco «no comment».

In silenzio, infine, anche un altro potenziale candidato al Quirinale, quel Mario Draghi sul quale, per ora, nessun ha espresso il proprio veto.

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