ROMA. Sindacati bocciati perchè "hanno preferito la politica al lavoro" non rappresentando più nè giovani nè precari. Si sono espressi così due elettori su tre del Partito democratico intervistati attraverso un sondaggio pubblico del Corriere della Sera.
Intanto, aspettando la settimana decisiva per la riforma del lavoro, martedì prossimo la legge delega sul lavoro andrà in discussione in aula al Senato e il governo ha l'obiettivo di ottenere il via libera per il giorno dopo, giusto in tempo per il vertice europeo sul lavoro di Milano previsto proprio mercoledì. Sempre martedì i sindacati, secondo quanto annunciato da Renzi, saranno convocati a palazzo Chigi. Dopo mesi di confronto a mezzo stampa, inizieranno un confronto faccia a faccia con il governo.
Anche se il segretario della Fiom Maurizio Landini teme "una convocazione di facciata" tanto per dire "ho sentito pure i sindacati". Al momento sembra certo che governo e sindacati non parleranno di articolo 18.
I punti sui quali Renzi è disposto a "sfidare" i sindacati sono quelli annunciati durante la direzione del Pd: "Una legge sulla rappresentazione sindacale; la contrattazione di secondo livello e il salario minimo". In mancanza di una lettera di convocazione dove di solito vengono precisati i punti di discussione Maurizio Sacconi, capogruppo Ncd al Senato e relatore di maggioranza del Jobs Act, precisa che "il confronto del governo con i sindacati dovrà concentrarsi sui temi che loro competono come rappresentatività e contrattazione". Nessun confronto quindi sulle modifiche all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
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