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Guerra nel Pd sul calo degli iscritti Renzi: ma noi abbiamo i voti

Secondo la minoranza sarebbe crollato, mentre la maggioranza nega il dato e con il premier contrattacca ricordando di aver preso il 40% alle elezioni contro il 25% di Pierluigi Bersani

Pierluigi Bersani

ROMA. Lo scontro nel Pd tra Renzi e la minoranza interna si sposta dal Jobs Act alla gestione interna del partito, anzi alla forma stessa che il partito deve assumere. La polemica è nata sul numero degli iscritti: secondo la minoranza sarebbe crollato, mentre la maggioranza nega il dato e con Renzi contrattacca ricordando di aver preso il 40% alle elezioni contro il 25% di Pierluigi Bersani.

Ad accendere la miccia è stato un articolo di "Repubblica" secondo cui nel 2014 gli iscritti saranno a stento 100.000 rispetto ai 539 mila che votarono nell'autunno 2013 alla fase congressuale che precedette le primarie dell'8 dicembre.

Immediato l'attacco di Stefano Fassina: "Matteo Renzi, oltre a dedicarsi a organizzare la 'Leopolda' per i suoi fedelissimi, dovrebbe innanzitutto preoccuparsi di organizzare un'assemblea nazionale dei coordinatori dei circoli del Pd". Ancora più duro Pippo Civati che paventa una "scissione" da parte di militanti: "La condotta di Renzi rischia di allontanare pezzi di partito come dimostrano anche i dati del tesseramento".

Il vicesegretario Lorenzo Guerini ribatte punto su punto pur evitando toni polemici. Innanzi tutto, puntualizza, i dati pubblicati sono sballati, perché nel 2014 si arriverà a quota 300.000, cifra "naturale" visto che quest'anno non c'è un congresso che spinge a tesserarsi. Segue, con nonchalance, l'affondo contro la vecchia gestione della "ditta": "Tra l'altro, i dati del 2013, sono in corso di verifica". A rendere più esplicita la controffensiva dei renziani è Lorenza Bonaccorsi, che parla di "circoli finti che aprono solo il giorno del congresso e poi non fanno alcuna attività", e ricorda l'imbarazzante risultato di sette circoli aziendali di Roma al Congresso per la segreteria regionale: 100% al candidato bersaniano Lionello Cosentino, manco in Bulgaria.

"Ora non facciano i santarelli sulle tessere" attacca la parlamentare romana rivolgendosi alla minoranza. Per altro il segretario regionale della Toscana, Dario Parrini, parla di "numeri infondati" per quanto riguarda la sua regione, mentre dall'Emilia giungono cifre (52.965) "in linea con quelle degli anni precedenti in questo periodo".

Quanto a Matteo Renzi, ama giocare solo all'attacco e ricorda i risultati elettorali: "A chi dice 'mamma mia...con questa segretaria abbiamo perso iscritti' - ha detto il premier - vorrei far notare semplicemente che il Pd ha preso 40,8%, 16 punti in piu' delle ultimi elezioni" cioè quelle del 2013 in cui Bersani era il leader. "Qualcuno preferisce avere 400mila tessere - affonda ancora Renzi - ma poi prendere solo il 25%". Gianni Cuperlo, che domani riunirà a Bologna la sua area SinistraDem, preferisce toni più riflessivi:

"Non voglio imbastire polemiche ed e' giusto conoscere i dati certi sul numero degli iscritti. Ma credo sia necessario fare presto una discussione seria su quale idea di partito abbiamo in mente e su che modello immaginiamo per rendere viva la partecipazione dei cittadini". Oltretutto, ricorda, con il progressivo taglio del finanziamento pubblico, il tesseramento rimane una fonte di autofinanziamento "per evitare di tornare a un accesso patrimoniale alle cariche elettive".

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