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Rabbia contro la stretta sull’aborto negli Usa: arresti e scontri con la polizia

Da Washington al New Mexico, da New York a Seattle, le proteste contro la decisione della Corte Suprema americana di annullare il diritto all’aborto infiammano gli Stati Uniti. Per la maggior parte manifestazioni pacifiche non sono mancati momenti di tensione quando la polizia ha sparato i lacrimogeni contro i dimostranti a Phoenix che, secondo gli agenti, stavano tentando un assalto al Senato dell’Arizona.
«Marce ogni giorno», era stata la promessa delle organizzazioni che difendono i diritti riproduttivi delle donne - Planned Parenthood, Bans Off Our Bodies e Women’s March - e finora così è stato. Per il secondo giorno consecutivo centinaia di migliaia di persone sono scese per le strade delle principali città americane e hanno dichiarato guerra alla sentenza della Corte. Davanti al massimo tribunale a Washington l’afflusso di gente non si è fermato per 48 ore. Dopo una breve apparizione dei pro-life, la piazza a pochi passi da Capitol Hill è quasi interamente occupata da attivisti per l’aborto venuti da tutto il Paese, giornalisti e turisti ignari del terremoto che sta sconvolgendo gli Stati Uniti. Il principale ponte della capitale americana, Frederick Douglass Memorial Bridge, è stato chiuso per diverse ore dopo che un attivista, Guido Reichstadter, si era arrampicato e aveva srotolato un striscione verde, il colore simbolo del diritto all’aborto.
A New York è prevista un’altra grande manifestazione alla quale ha annunciato la sua partecipazione la stella dell’ala più a sinistra dei democratici, Alexandria Ocasio-Cortez. Subito dopo la sentenza la deputata era andata davanti alla Corte Suprema invitando gli americani a scendere nelle strade e accusando i giudici di aver compiuto «un’ingiustizia». Cortei anche a Los Angeles, Seattle, Austin, Miami, Atlanta e in tante altre città. A Phoenix ci sono stati attimi di panico dopo che la polizia ha sparato gas lacrimogeni sulla folla accusata di voler tentare un assalto al Senato in stile 6 gennaio. «Gli agenti hanno usato i lacrimogeni dopo che una folla di manifestanti ha ripetutamente colpito le porte di vetro dell’edificio del Senato», ha spiegato il portavoce del dipartimento della sicurezza dell’Arizona Bart Graves. L’incidente è stato confermato anche da una senatrice democratica dello Stato. «Stavamo lavorando dentro al palazzo quando siamo stati interrotti dal rumore di colpi sull’ingresso e dall’odore di gas lacrimogeni», ha scritto su Twitter Sarah Liguori.
Paura durante una manifestazione a Cedar Rapids, in Iowa, quando un pick-up guidato da un uomo di circa 60 anni si sarebbe lanciato contro la folla. Una donna è stata ricoverata in ospedale ma non ci sono stati altri feriti. I video postati sui social media mostrano la macchina che procede contro i manifestanti, soprattutto donne, tra le urla terrorizzate di chi stava partecipando alla dimostrazione. Alcune corrono dietro al pick-up nel tentativo di fermarlo. Secondo testimoni la protesta, alla quale hanno partecipato circa 400 persone, si stava svolgendo in modo pacifico prima dell’incidente. La polizia ha sminuito parlando di una banale lite tra i manifestanti e che l’autista non si è fermato al semaforo.

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