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Ue: ecco gli oligarchi russi amici di Putin nella lista nera, ma slitta quelle delle banche da cancellare dallo Swift

La raffica di sanzioni europee contro la Russia non si ferma e si allarga al più stretto alleato del Cremlino nella guerra: la Bielorussia. Nel giorno in cui Minsk tiene il referendum per l’abbondono dello status di Stato non nucleare, l’Ue ha deciso di puntare il mirino contro Alexandr Lukashenko. Il pacchetto potrebbe essere pronto già entro la settimana e si preannuncia simile a quello inflitto a Mosca.

Oligarchi russi nella lista nera

Nel frattempo entra in vigore la nuova lista nera degli oligarchi russi: la cerchia di Putin è quasi interamente colpita. Ma è sull’elenco delle banche russe da escludere dal sistema Swift che l’Ue si prende un tempo supplementare: la compilazione è complessa, l’allineamento dell’Ue con i suoi alleati - dagli Usa al Giappone - necessario per rendere ancora più efficaci le misure finanziarie. L’obiettivo di Bruxelles resta quello di applicare le sanzioni sullo Swift nel modo più pervasivo per la Russia evitando effetti collaterali disastrosi per il Vecchio continente. Sullo sfondo, c’è sempre il grande nodo del gas. Apparentemente, se istituti come la Gazprombank fossero inclusi nella lista nera, pagare l’energia russa, per l’Italia, sarebbe impossibile. Eppure non tutto potrebbe essere perduto. Lo Swift è sostanzialmente un sistema di messaggistica che rende sicure le transazioni finanziarie. Ma ciò non significa che non si possa più pagare il gas russo. E si riaffacciano, nei corridoi brussellesi, anche metodi alternativi un pò vintage come il fax. Nel frattempo, i negoziati sulla lista proseguono. Nella riunione degli ambasciatori dei Paesi membri convocata nel pomeriggio l’elenco non è stato messo sul tavolo dalla Commissione. I tempi restano rapidi ma, rispetto alle altre sanzioni, un lieve slittamento c’è stato.

Ecco gli uomini del cerchio magico di Putin colpiti

È stata invece pubblicata sulla Gazzetta europea la lista dei 26 oligarchi che entrano in black list. L’elenco è lungo e prestigioso e va dal portavoce di Putin, Dmitri Peskov, a Igor Sechin, ceo del colosso petrolifero Rosneft. Congelati gli asset all’estero anche per Mikhail Fridman e Petr Olegovich Aven, legati ad Alfa Group e alla principale banca nazionale, Alfa Bank, al ministro dei Trasporti, al titolare del Dicastero dell’Edilizia e a Sergei Pavlovich Rodulgin, tra gli oligarchi più vicini allo zar. Nomi chiave dell’economia russa che l’Ue ha colpito ritenendoli correi dell’attacco all’Ucraina. Con la speranza che Putin sia fermato dal suo stesso cerchio magico. Del resto, in queste ore, l’Ue non fa che ribadire la sua unità e determinazione. «Putin voleva dividerci e ha fallito», ha sentenziato il presidente del Consiglio Ue Charles Michel. Un accordo rapido è stato trovato nella riunione dei ministri Ue della Difesa sull’invio di armi all’Ucraina. Le forniture saranno applicate dai singoli Stati, il finanziamento e il coordinamento saranno europei. Le astensioni costruttive alla fine sono state tre. L’Ungheria ha messo in campo il suo primo distinguo, vietando il passaggio di armi letali sul suo territorio. Ma l’invio di materiale militare sarà corposo e l’Ue, attraverso il centro satellitare di Madrid, offrirà anche supporto geo-spaziale a Kiev. A Bruxelles cresce il timore che la crisi si allarghi. «Non permetteremo altri rischi di destabilizzazione nell’area», ha avvertito Michel. Gli occhi sono puntati su Georgia e soprattutto Moldavia. La resistenza di Kiev potrebbe non riguardare solo la sovranità dell’Ucraina.

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