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Navi russe «sorvegliate speciali» nel Canale di Sicilia, sale la tensione per la crisi ucraina

Duro scontro Washington-Mosca nella prima riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu dedicata alla temuta minaccia di un’invasione russa in Ucraina. Un’iniziativa americana che la Russia ha tentato vanamente di bloccare con un voto procedurale che ha riscosso soltanto il sostegno della Cina, sempre allineata col Cremlino al Palazzo di Vetro.

Navi russe nel Canale di Sicilia

Nelle stesse ore un gruppo navale russo attraversava il canale di Sicilia nell’ambito di annunciate esercitazioni navali nel Mediterraneo, suscitando qualche preoccupazione. Ma lo Stato Maggiore della Difesa ha rassicurato che «la formazione sta effettuando un transito in acque internazionali e non viola la sovranità degli Stati rivieraschi», aggiungendo che la Nato continua a seguire la navigazione del gruppo navale sin dalla partenza ed escludendo «comportamenti o volontà escalatorie» da parte dell’Alleanza e della formazione navale russa. «La situazione che stiamo fronteggiando in Europa è pericolosa e urgente e la posta in gioco per l’Ucraina, e per ogni Stato membro dell’Onu, non potrebbe essere più alta. Le azioni di Mosca colpiscono il cuore della Carta delle Nazioni Unite e sono una minaccia chiara alla pace e sicurezza», ha accusato senza mezzi termini l’ambasciatrice americana alla Nazioni Unite, Linda Thomas-Greenfield, spiegando che «ora è il momento di un dibattito pubblico». La rappresentante americana ha chiesto agli altri membri anche come si sentirebbero se avessero 100 mila soldati al loro confine e ha messo in guardia che Mosca intende aumentare a 30 mila i suoi militari nel Paese alleato della Bielorussia, con la possibilità di «arrivare in meno di due ore a nord di Kiev».

L'ambasciatore russo all'Onu: "Non ci sarà nessuna invasione"

Piccata la replica dell’ambasciatore russo all’Onu Vasily Nebenzia che, negando ogni intenzione di invasione, ha accusato a sua volta gli americani di «creare isteria» e di usare la “diplomazia del megafono» per «ingannare la comunità internazionale» con «accuse infondate», rievocando le false prove Usa sulle armi di distruzione di massa in Iraq per attaccare Saddam Hussein. Nebenzia ha proposto anche una nuova riunione del Consiglio di Sicurezza per il 17 febbraio, settimo anniversario degli accordi di Minsk, «per discutere della situazione per una soluzione in Ucraina». Una linea assecondata da Pechino, mentre Francia e Gran Bretagna hanno fatto quadrato intorno agli americani difendendo Kiev, che poche ore prima aveva annunciato l’arresto di un gruppo di persone accusate di preparare una sommossa nella capitale e in altre città ucraine “per destabilizzare la situazione», con l’ombra dei servizi russi.

Il presidente Usa contro l'uso della forza e a favore del dialogo

Joe Biden nel frattempo definiva la riunione al Palazzo di vetro come «un passo cruciale nel radunare il mondo per prendere posizione con una sola voce» contro l’uso della forza e a favore del dialogo. «Se la Russia sceglie di allontanarsi dalla diplomazia e di attaccare l’Ucraina, ne porterà la responsabilità e subirà conseguenze rapide e severe», ha ammonito, ricordando che gli Usa e i suoi alleati «continuano a prepararsi per qualsiasi scenario». Come le sanzioni in caso di invasione, su cui repubblicani e dem sono vicini ad un accordo al Congresso per colpire l’inner circle di Vladimir Putin, come ha confermato in serata la Casa Bianca, oltre al gasdotto Nord Stream e l’accesso alle transazioni in dollari. O una fornitura energetica alternativa all’Europa nel caso Mosca chiuda i rubinetti: Biden ne ha discusso alla Casa Bianca con l’emiro del Qatar (il Paese più ricco al mondo di gas) Tamim bin Hamad al-Thani, primo leader del Golfo a vedere il presidente, a conferma di un cambio delle relazioni americane nella regione, dove la precedente amministrazione Trump privilegiava Arabia Saudita ed Emirati a scapito di Doha. La diplomazia intanto continua a tessere la sua tela in ogni direzione. Boris Johnson ha parlato con Putin e martedì vola da Zelensky a Kiev, dove sono attesi nei prossimi giorni anche i ministri degli Esteri francese, tedesco e polacco, dopo quello canadese. Il segretario di Stato Usa Antony Blinken invece avrà un colloquio telefonico con il suo collega russo Serghiei Lavrov. Questo mentre Danimarca e Polonia si sono dette pronte a mandare a Kiev equipaggiamenti e munizioni ma l’Ungheria si rifiuta di accogliere truppe Nato per l’emergenza.

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