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La Cina contro la Nato: "Esagerate la teoria della minaccia"

La Cina ha accusato la Nato di "creare scontri" dopo l’accordo raggiunto dagli alleati occidentali su un’azione comune di contrasto alle politiche, spesso aggressive, di Pechino. Una nota dell’ambasciata cinese presso l’Unione europea ha sollecitato l’Alleanza Atlantica a "vedere razionalmente lo sviluppo della Cina, a smettere con l'esagerare le varie forme di 'teoria della minaccia cinese' e a non usare gli interessi legittimi e i diritti legali della Cina come scuse per manipolare la politica del gruppo".

Nel vertice annuale Nato di ieri a Bruxelles, la Cina è finita per la prima volta nella lista dei "rischi" per la sicurezza. Le accuse della Nato, si legge ancora nella dichiarazione dell’ambasciata cinese a Bruxelles, sono da considerarsi una "calunnia dello sviluppo pacifico della Cina, un errore di valutazione della situazione internazionale e del proprio ruolo, ed è la continuazione di una mentalità da Guerra Fredda e della psicologia politica del gruppo".

I leader della Nato nel loro vertice annuale, il primo del presidente americano Joe Biden, hanno affermato che uniranno le forze contro le "sfide sistemiche" poste dalle politiche cinesi sulla spinta del ritorno atlantista di Washington dopo i quattro anni di blackout dell’amministrazione di Donald Trump. In un’ampia dichiarazione di intenti, i leader hanno rilevato che le azioni sempre più decise di Pechino nella costruzione di un arsenale nucleare e delle capacità di guerra spaziale e cibernetica hanno minacciato l’ordine internazionale. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha affermato che gli alleati cercheranno di cooperare con la Cina su questioni globali come il cambiamento climatico, condannando la posizione sempre più assertiva di Pechino su altre questioni.

La risposta della rappresentanza diplomatica presso l’Ue è maturata all’indomani di quella dell’ambasciata cinese a Londra finalizzata ad accusare le posizioni del summit del G7 tenuto nel fine settimana in Conovaglia, colpevole agli occhi di Pechino di "manipolazione politica" dopo le critiche sulle politiche dei diritti umani della Cina nello Xinjiang e a Hong Kong, ma anche nelle relazioni con Taiwan, l’isola 'ribelle'. ANSA

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