Le truppe turche hanno iniziato insieme alle milizie arabe filo-Ankara l'offensiva su Manbij, località strategica controllata dai curdi a ovest del fiume Eufrate. Lo riferisce via Twitter un leader degli stessi combattenti filo-turchi, Mustafa Seijari. E arriva anche la risposta di Donald Trump che ha annunciato su Twitter che a breve firmerà un ordine esecutivo "per imporre sanzioni contro dirigenti ed ex dirigenti del governo turco e qualsiasi persona che contribuisca alle azioni destabilizzanti della Turchia nel nordest della Siria". Saranno inoltre aumentati i dazi sull'acciaio sino al 50% e fermati i negoziati per un accordo commerciale con Ankara da 100 miliardi di dollari.
Le forze speciali americane si sono ritirate dalla loro postazione a sud di Kobane, dove si trovavano a difesa delle milizie curde. Lo riferisce la Cnn turca. Nell'area potrebbero però giungere nelle prossime ore le forze armate di Damasco, cui i curdi hanno chiesto protezione da Ankara. I capi di stato maggiore delle forze armate di Turchia e Russia, generali Yasar Guler e Valery Gerasimov, hanno avuto questo pomeriggio un colloquio telefonico sull'operazione militare della Turchia nel nord-est della Siria. Lo riferisce l'esercito di Ankara, senza fornire dettagli sul contenuto del confronto.
Ed è salito a 560 il numero dei "terroristi neutralizzati" (cioè uccisi, feriti o catturati) dall'inizio dell'operazione militare della Turchia. Lo riferisce la Difesa di Ankara, aggiornando la cifra precedente di 550. Il presidente Recep Tayyip Erdogan aveva poi precisato che 500 erano stati uccisi, 26 feriti e 24 si erano arresi alle forze turche e ai loro alleati. "Andremo fino in fondo. Siamo determinati. Finiremo quello che abbiamo iniziato". Lo ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, confermando l'intenzione di non interrompere l'offensiva contro i curdi nel nord-est della Siria. "Con l'operazione Fonte di pace - ha aggiunto - la Turchia ha intrapreso un passo vitale quanto l'operazione a Cipro del 1974", quando l'esercito di Ankara occupò la parte settentrionale dell'isola in risposta a un tentativo di golpe filo-greco.
Sono in arrivo "grandi sanzioni" sulla Turchia. Lo twitta il presidente americano Donald Trump a proposito dell'offensiva delle forze di Ankara nel nord della Siria. Il tycoon poi scrive: "Veramente c'è qualcuno che pensa che dovremmo andare in guerra con un membro della Nato come la Turchia? Basta alle guerre senza fine". In mattinata Trump, riferendosi ai prigionieri dell'Isis, sempre su Twitter aveva scritto: "L'Europa se li sarebbe dovuti prendere indietro già prima dopo numerose richieste, senza permettere loro di scappare. Devono farlo ora. Quei prigionieri non verranno mai negli Usa, non lo permetteremo".
Nelle prossime ore l'Italia varerà un decreto ministeriale "che devo firmare come ministro degli Esteri" per bloccare "l'export di armamenti verso la Turchia per tutto quello che riguarda il futuro dei prossimi contratti e dei prossimi impegni". Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio a margine del Consiglio europeo. "Non importa portare" l'iniziativa dell'embargo sugli armamenti alla Turchia in Parlamento perché "per le nostre regole - ha aggiunto Di Maio - si tratta di un decreto ministeriale, come quello che abbiamo firmato sui rimpatri" della settimana scorsa, ha spiegato Di Maio al termine del Consiglio Ue. "Non è vero che l'Italia è rimasta indietro" sull'embargo alle armi alla Turchia, l'Italia è capofila di una decisione forte dell'Ue sul tema, ma deve essere unitaria, altrimenti non è efficace - ha affermato il premier Giuseppe Conte - . Se siamo capofila di una simile decisione non vuol dire mica che vogliamo vendere armi a Ankara".
In questo momento nel nord est della Siria, l'area interessata dagli scontri con l'esercito turco, ci sono 200mila profughi e 1,5 milioni di persone che hanno bisogno di assistenza sanitaria, con un forte rischio di malattie infettive, afferma l'Omsdicendosi 'gravemente preoccupata' per la situazione, anche per gli attacchi che stanno subendo gli ospedali e le altre strutture sanitarie. E c'è anche una attivista per i diritti delle donne, Hevrin Khalaf, 35 anni, tra i 9 civili trucidati ieri a sangue freddo dai miliziani filo-turchi nel nord-est della Siria.
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