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Brexit, dopo morte della Cox sondaggi ridanno avanti il fronte pro Ue

LONDRA. Un primo sondaggio fatto sull'onda dell'emozione dopo l'uccisione della deputata laburista Jo Cox per mano di un estremista di destra torna a dare il fronte del sì all'Ue (Remain) davanti a quello del no (Leave), a 4 giorni dal referendum britannico sulla Brexit. L'istituto Survation ribalta il suo precedente dato con Remain ora al 45%, Leave al 42. Nella media Sky di tutti i sondaggi, Leave - in ascesa prima del delitto Cox - mantiene un solo punto di vantaggio: 45% a 44.

Il fronte filo-Ue di Remain torna in vantaggio in Gran Bretagna su quello euroscettico di Leave in vista del referendum di giovedì 23 anche secondo Yougov, in un sondaggio realizzato per il Sunday Times e pubblicato dopo lo shock della morte violenta della deputata laburista Jo Cox ad opera dell'estremista di destra Tommy Mair. Yougov, che nei giorni scorsi era stato l'ultimo istituto a riconoscere il sorpasso di Leave su Remain, adesso dà di nuovo il sì all'Ue in vantaggio, con il 44% contro il 43 dei fautori del divorzio da Bruxelles, e il resto degli interpellati indecisi.

Il margine è tuttavia inferiore a quello di Survation, che poco prima aveva pure ribaltato i dati nella prima rilevazione fatta dopo l'uccisione di Cox giovedì scorso nel nord dell'Inghilterra, ma più nettamente: 45% a 42 per Remain. Un terzo centro demoscopico, Opinium, prescelto da Observer, il domenicale del Guardian, resta invece su un testa a testa: 44% pari per i due schieramenti, a quattro giorni dal voto, e un 12% di indecisi o astenuti.

David Cameron ha annunciato che rimarrà premier qualunque sia il risultato del referendum sulla Brexit. Lo ha detto in un'intervista al Times dove ammette di sentirsi responsabile della consultazione in quanto è stato lui stesso a convocarla nel 2015. Nel giorno in cui dovrebbe riprendere la campagna elettorale dopo l'uccisione della deputata laburista Jo Cox, Cameron afferma che è lui la persona più adatta a guidare i negoziati con l'Ue in caso di vittoria del sì, grazie alle sue «solide relazioni» con Bruxelles.

Il Regno Unito si trova davanti ad una «scelta esistenziale» nel referendum sulla Brexit dal quale non si potrà «tornare indietro». Così il premier britannico, David Cameron, in un intervento sul Sunday Telegraph mentre sullo stesso giornale, il ministro della Giustizia Michael Gove, a favore della Brexit, sostiene che l'uscita dalla Ue «causerà una recessione».

Secondo Cameron, scegliere di lasciare l'Unione Europea nel voto di giovedì prossimo sarebbe «un grande errore» e porterebbe ad una «debilitante incertezza» per un decennio. «Sceglieremo la visione di Nigel Farage, una che porta a ritroso la Gran Bretagna; divide invece di unire e pone dubbi su chi ha una visione diversa. O invece sceglieremo una Gran Bretagna tollerante e liberale, un Paese che non dà la colpa dei suoi problemi ad altri gruppi di persone, che non si tormenta per il passato, ma guarda al futuro con speranza, ottimismo e fiducia? Penso che la risposta determinerà come il nostro Paese si sentirà per un lungo periodo».

Il premier poi afferma che l'economia «è in bilico con il commercio e gli investimenti che soffriranno in caso di un voto favorevole alla Brexit e una »possibile recessione« che lascerebbe il Paese »permanentemente più povero«. La debilitante incertezza, forse per un decennio fino a quando la situazione non sarà risolta. I prezzi alti, i salari più bassi, pochi posti di lavoro, poche opportunità per i giovani...Come potremmo consapevolmente votare per questo? Io dico: non rischiare».

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