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Omicidio Jo Cox, si segue la pista nazi: legami tra killer e gruppo razzista

LONDRA. La polizia britannica ha formalmente accusato Thomas Mair, l'aggressore della deputata laburista Jo Cox, di omicidio e altri reati, mentre dalle indagini sul passato del giardiniere solitario 52enne emergono legami con il movimento neonazista e un interesse per la letteratura anarchica sulle armi.  Nick Wallen, della polizia del West Yorkshire ha riferito che Thomas Mair dovrà comparire davanti alla Corte di Westminster in giornata. Oltre che di omicidio, Mair dovrà rispondere di omicidio, aggressione, possesso di arma da fuoco con l'intento di usarla contro terzi, possesso di un'arma atta a offendere. Dopo il secondo giorno di interrogatorio, le autorità hanno confermato di essere concentrati sui suoi legami con i suprematisti bianchi e sul suo passato di malattia mentale, in cerca di un movente per un gesto efferato che ha scioccato la Gran Bretagna e sospeso il normale svolgimento della vita politica.

Si allunga l'ombra di un odio livido di paura, fra deliri suprematisti e simboli neonazi, dietro la morte di Jo Cox, la giovane deputata laburista - paladina dei diritti dei migranti e di un'Europa unita oltre i fossati - uccisa ieri a Birstall, nel nord di un'Inghilterra periferica riapparsa come in un incubo. Il regno prova a serrare le file, con il premier conservatore, David Cameron, e il leader del Labour, Jeremy Corbyn, per la prima volta fianco a fianco sul luogo dell'infamia: uniti nel denunciare l'accaduto come «un attacco alla democrazia», ma pure a dire no a ogni intolleranza.

Nel giorno del dolore, delle veglie e dello sgomento di un intero Paese, passa in secondo piano la campagna per il referendum sull'Ue di giovedì 23, che resta sospesa fino a domenica. E si spengono i toni esacerbati di un dibattito che a colpi di allarmi - soprattutto sull'immigrazione - aveva spinto in alto negli ultimi sondaggi uno schieramento pro-Brexit oggi in imbarazzo: al di là del tributo personale all'esponente laburista che anche il tribuno euroscettico Nigel Farage non ha mancato di portare di fronte al palazzo di Westminster.  Gli interrogativi si focalizzano comunque ora sulle indagini. Innanzi tutto sul profilo - a cavallo fra fanatismo politico e squilibri mentali - di Tommy Mair, 52 anni, l'uomo arrestato per l'omicidio, torchiato oggi per ore dalla polizia; poi sulla sicurezza di Jo Cox, che in un Paese poco avvezzo alle scorte non aveva protezione malgrado fosse «stata minacciata» a più riprese di recente, come ha rivelato per primo il Times.

Sulla figura di Mair i tasselli cominciano a ricomporsi. La West Yorkshire Police ha confermato che «la pista d'indagine prioritaria» si concentra sui legami con vari gruppuscoli della galassia dell'estrema destra individuati nel passato del killer che secondo i testimoni oculari si è scagliato ieri contro Jo Cox al grido di «Britain first» (la Gran Bretagna prima di tutto), o forse «put Britain first», spararle tre colpi a bruciapelo, infierire su di lei con un coltello e infine prenderne selvaggiamente a calci il corpo sanguinante riverso sulla strada. Un concentrato di ferocia che spaventa e contrasta con l'umanità delle parole mormorate dalla parlamentare morente a un'assistente che la soccorreva («mi fa troppo male»).

Le radici di tanta barbarie affondano a quanto sembra in anni di frequentazioni - online e non solo - con ambienti  ultranazionalisti, xenofobi e nazistoidi. Gente impregnata di disprezzo verso gli immigrati, soprattutto musulmani, ma anche verso l'Europa continentale. E negli ultimi tempi infiltratasi talora nella piattaforma referendaria anti-Ue che invoca la Brexit. Un mondo che non poteva non guardare a Jo Cox, al suo impegno per l'integrazione, come a un nemico.  Fra gli elementi concreti a carico del solitario assassino dello Yorkshire, i suoi contatti con lo Springbok Club: un sodalizio favorevole «al libero mercato, al capitalismo, al patriottismo» inglese e ostile «al politically correct», come si legge sul suo sito, ma soprattutto devoto al modello dell' apartheid sudafricano e al suprematismo bianco. E poi quei manuali per la fabbricazione di armi, esplosivi rudimentali e bottiglie incendiarie comprati dalla fine degli anni '90 per 670 dollari via web dalla National Alliance, famigerata organizzazione neonazi americana.

Oggetti e paccottiglia nazista o pseudo-patriottarda sono stati del resto trovati anche nella casa di Mair a Batley, a pochi chilometri da Birstall, quella in cui viveva da solo dopo la morte della nonna: come «una persona tranquilla» a dar retta al solito refrain dei vicini. Ma oltre alla militanza, la polizia indaga pure sulla storia di disagio mentale del killer, che secondo il fratello Scott «era stato curato» qualche anno fa. Quanto alle minacce alla Cox, forse sottovalutate, l'unica cosa certa è che le forze dell'ordine hanno ammesso che una «revisione» del fascicolo sulla possibile adozione di misure di tutela nei confronti della battagliera e instancabile deputata laburista era in corso. Intanto prende quota un confronto sul possibile cambiamento della legge britannica sulla armi, sebbene già oggi ben più severa di quella Usa. Mentre il gruppo antifascista «Hope, Not Hate» denuncia che almeno nove parlamentari del regno sono stati presi di mira nei soli ultimi due anni da estremisti di destra. Ed è di oggi l'annuncio di nuove «raccomandazioni» in materia di sicurezza rivolte da Scotland Yard agli eletti. Troppo tardi, per Jo Cox.

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