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Festival della carne di cane in Cina, proteste di animalisti

Gli animali nella maggior parte dei casi sono catturati per strada o sottratti ai proprietari da bande criminali

Il 21 giugno si avvicina e con esso l’annuale festival cinese, lo “Yulin Festival”, dedicato alla vendita e alla preparazione della carne di cane. L’avvenimento rituale si terrà anche quest’anno e causerà la morte di molti animali da compagnia come cani e gatti. Da tempo le associazioni di attivisti locali, con il sostegno di molti gruppi internazionali, si battono perché l’evento venga annullato e definitivamente abolito. Ma nonostante il contributo da parte del governo locale, l’appuntamento pare non cedere a usanze più attuali. La tradizione legata al consumo della carne di cane sembra resistere opponendosi a divieti e manifestazioni, attraverso procedure cruente e violente.
Ma quest’anno in tutto il mondo sono nate spontaneamente manifestazioni e petizioni online contro lo Yulin festival. In Italia è molto attiva la petizione lanciata in rete da “Alza la zampa” che ha raccolto fino a ora ha raccolto più di un milione di firme. In Cina intanto i macelli locali sono già pronti per le procedure di rito, da tempo gli animali giungono in segreto verso le attività di zona che stanno cercando di nascondere il tutto lavorando di notte.
Molti attori internazionali si stanno battendo perché il festival venga abolito, lo stesso Ricky Gervais esorta la popolazione a sostenere le operazioni di contrasto e boicottaggio. Secondo i dati, circa 10 milioni tra cani e gatti perdono la vita ogni anno in Cina, mentre per l’evento di Yulin saranno 10 mila.
La “Humane Society International” ha filmato tutti i passaggi che portano alla preparazione della carne di cane. Dalla cattura spesso brutale degli animali randagi ai rapimenti dei cani di proprietà, quindi al trasporto in gabbie di ferro anguste dove gli esemplari sono stipati l’uno sull’altro, fino alla morte per percosse o per sgozzamento.
In Italia la presidente della Lega italiana per la difesa degli animali e dell'ambiente, Michela Vittoria Brambilla, ha lanciato la campagna "Non sono cibo", ricordando: "Lo chiamano festival ma di festivo non ha assolutamente nulla. Anzi, è una delle più cruente manifestazioni dell’unica vera bestialità che conosco: quella umana".
"Gli animali - ricorda l'ex ministro - nella maggior parte dei casi sono catturati per strada o sottratti ai proprietari da bande criminali, trasportati e detenuti in gabbie piccolissime e affollatissime, uccisi con metodi crudeli - di solito a mazzate, ma anche col veleno - e spesso scuoiati ancora vivi. Ciò che avviene a Yulin - aggiunge - è ben documentato da video facilmente reperibili su YouTube o servizi analoghi e rappresenta una macchia per l'immagine della Cina". Brambilla invita quindi a firmare la petizione lanciata da “Animals Asia” contro il festival. "La Cina - ha spiegato de Vitti - sta compiendo importanti passi avanti in materia di tutela del benessere animale. Il festival non solo contravviene alla legge cinese, ma è anche fortemente criticato dall'opinione pubblica e dai media nazionali. Per questo è importante agire ora".

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