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Il Kenya ha dichiarato guerra ai terroristi al Shabaab

I jihadisti hanno minacciato nuovi attacchi («riempiremo le città di sangue») e promesso che «lil conflitto sarà lungo e terribile», l'allerta terrorismo ha toccato anche la confinante Uganda

ROMA. Il Kenya rialza la testa dopo il massacro al college di Garissa con almeno 150 morti. «Risponderemo duramente agli Shabaab», i «terroristi saranno eliminati e non riusciranno a creare un Califfato in Kenya».  Rivolgendosi a una nazione ancora sotto shock, con tono risoluto il presidente Uhruru Kenyatta ha promesso l'annientamento totale dei terroristi, definendo la strage di giovedì un «attacco all'umanità» e decretando tre giorni di lutto nazionale.

Intanto mentre i jihadisti hanno minacciato nuovi attacchi in Kenya («riempiremo le città di sangue») e promesso che «la guerra sarà lunga e terribile», l'allerta terrorismo ha toccato anche la confinante Uganda. La polizia ha infatti rivelato di aver ricevuto informazioni che un attentato simile a quello perpetrato a Garissa è in corso di pianificazione.  A Nairobi invece prosegue l'inchiesta delle autorità. Delle cinque persone arrestate oggi - ha rivelato il ministero per la Sicurezza Interna - tre sono state fermate mentre cercavano di fuggire nella vicina Somalia e sono legate a Mohamed Mohamud, conosciuto anche come Dulyadin Gamadhere e considerato il regista dell'attacco. Sulla sua testa pende una taglia di 220mila dollari. Gli altri due sono un agente della sicurezza del college e un tanzaniano che si era nascosto nel soffitto dell'università e aveva con sè alcune granate prima di essere arrestato.

Ma dall'inchiesta sono emerse anche le prime contraddizioni. Le autorità del Kenya, all'indomani dell'attacco, avevano reso noto che i quattro terroristi uccisi giovedì dalle forze dell'ordine avevano con sè degli esplosivi ed una volta colpiti dal fuoco dei reparti speciali erano «saltati in aria come bombe». Ma gli inquirenti oggi hanno precisato che i quattro non indossavano alcun giubbotto esplosivo e i loro corpi erano intatti. E non si placa l'ondata di sdegno e rabbia di molti kenyani che hanno accusato il governo di avere ignorato gli avvertimenti lanciati dagli stessi miliziani su attacchi imminenti.  Mentre Garissa cerca di riprendersi dall'incubo, il dolore invade Nairobi, dove sono stati trasportati molti dei cadaveri recuperati dal campus. Nella capitale i familiari delle vittime sono stati assistiti dagli operatori della Croce rossa in un compito non facile: l'identificazione dei cadaveri. L'ultimo bilancio parla di 148 morti, ma il numero potrebbe crescere. Risultano dispersi ancora moltissimi studenti.  Oltre al dolore c'è spazio anche per una storia a lieto fine che ha visto protagonista una giovane ragazza, rimasta dopo l'assalto nascosta per due giorni dentro un armadio. La 19enne era così terrorizzata che è uscita dal suo nascondiglio solo dopo che un professore le ha assicurato che gli operatori della Croce Rossa, venuti a salvarla, non erano dei miliziani travestiti da agenti, come invece lei credeva

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