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Scontro Atene-Berlino e si torna sui danni della seconda guerra mondiale

Il governo di Alexis Tsipras ritiene che sia «un dovere morale» dei tedeschi pagare le azioni subite dai nazisti

 BERLINO. Atene insiste e gioca la carta del nazismo con la Germania. Il governo di Alexis Tsipras ritiene che sia «un dovere morale» dei tedeschi pagare le riparazioni di guerra, e il suo ministro della Giustizia afferma di valutare perfino l'opzione di una confisca dei beni alemanni in Grecia.

Minacce che il governo di Angela Merkel lascia cadere, chiudendo però a ogni possibile confronto in materia: per Berlino «la questione è chiusa sia giuridicamente che politicamente», spiega ancora una volta il portavoce della cancelliera Steffen Seibert. Poche parole, ripetute una decina di volte da diversi portavoce di governo in una conferenza stampa stamani nella capitale. In ballo viene tirata anche la sentenza della Corte costituzionale italiana sui risarcimenti ai parenti delle vittime di guerra: pure questa rigettata da Berlino, che dà per buona la decisione dell'alta Corte di giustizia europea di Lussemburgo.

 Del resto è stato proprio der Spiegel a scrivere qualche settimana fa che le richieste di Atene sarebbero legittime, dal punto di vista giuridico e politico, dal momento che il cancelliere Helmut Kohl, ai tempi della riunificazione, avrebbe usato dei «trucchi» per salvare la futura Germania dalle pretese degli altri Stati e della Grecia in particolare in relazione ai danni subiti nella Seconda guerra mondiale. Sarebbe stato riformulata la definizione di un 'trattato di pacè, evitando accuratamente questa parola, per venire in aiuto ai tedeschi, secondo questa ricostruzione dei fatti. E i greci adesso usano anche questo argomento.

Berlino deve pagare, perchè a quel che le è dovuto, Atene non ha mai rinunciato. «La Germania è consapevole della grande sofferenza arrecata a diversi Stati durante il secondo conflitto mondiale, ma questo non cambia la posizione sulle riparazioni», ha aggiunto invece Seibert. Mentre il portavoce del ministro delle Finanze Martin Jaeger ha invitato a non usare questi argomenti «emotivi» nel confronto sul programma che Atene deve affrontare per restare nell'euro.

«La strada con la Grecia è difficile ed è meglio concentrarsi sul presente, invece che sul passato, anche per il bene dei cittadini greci», ha detto ancora Seibert, il quale ha tuttavia assicurato che anche le minacce sulla presunta confisca dei beni non condizionano Berlino nelle trattative in corso. «Non ci lasceremo influenzare ? ha risposto a chi con insistenza chiedeva quanto queste rivendicazioni e i modi in cui sono avanzate possano incrinare il rapporto fra Germania e Grecia, magari intaccando una collaborazione già complicata -. Per noi quel che conta è il successo del programma», prolungato con il voto favorevole del Parlamento tedesco di qualche giorno fa. Il governo insomma fa muro, e non si lascia provocare nè ricattare, avendo imparato piuttosto velocemente a reagire comunque in toni pacati alle rivendicazioni di Tsipras.

C'è chi però in Germania replica energicamente. Alle minacce del ministro della Difesa Panos Kammenos, che qualche giorno fa ha paventato a Berlino un'ondata di migranti, magari anche jihadisti, se non si dovesse arrivare a un accordo definitivo con Atene, gli euroscettici di Alternative fuer Deutschland hanno risposto chiedendo l'immediata sospensione dei finanziamenti e l'esclusione da Schengen.

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