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Dipendente assente dal 1990: viene licenziato 24 anni dopo

L’uomo, assunto nel 1980, aveva chiesto un permesso per assentarsi dal lavoro nel dicembre del 1990. Da allora non è più tornato alla sua scrivania

NUOVA DELHI. E' indiano il dipendente pubblico più "assenteista" al mondo: 24 anni di assenza ingiustificata. Il re mondiale dei "fannulloni"  si chiama A.K. Verma, ingegnere alle dipendenze del Dipartimento centrale per i lavori pubblici.

L’uomo, assunto nel 1980, aveva chiesto un permesso per assentarsi dal lavoro nel dicembre del 1990. Da allora non è più tornato alla sua scrivania. Verma è stato poi licenziato "solo" 24 anni dopo. Ad annunciare il siluramento è stato il ministro dello Sviluppo Urbano, Venkaiah Naidu, lo scorso 8 gennaio.

La vicenda curiosa è emersa da un articolo comparso su "Il Fatto quotidiano" online.

“Ha continuato a cercare una proroga del congedo, che non è mai stata approvata, e ha disatteso l’ordine di presentarsi al lavoro”, ha fatto sapere il governo indiano.

Nel settembre del 1992, contro l’ingegnere è stata aperta un’inchiesta per assenza volontaria dal servizio.  Ma i tempi dell’indagine si sono estremamente dilatati, come riporta il Daily India Mail, “a causa della mancata collaborazione del signor Verma e per altri motivi”.

Così nel 2005 è stato aperto un nuovo protocollo. Il rapporto di inchiesta, che formulava le accuse al dipendente, è stato presentato nel luglio del 2007 e, un mese dopo, è stato accettato dall’allora ministro dello Sviluppo Urbano. Ma a questo atto non è seguito alcun provvedimento.

E così si è arrivati al licenziamento dell’ingegnere, ma solo 24 anni dopo la sua ultima presenza in ufficio.

Come racconta  il quotidiano, fin dal suo insediamento, nel maggio scorso, il premier Narendra Modi ha disposto controlli a sorpresa negli uffici pubblici. E il 2 ottobre, in occasione della festa nazionale per il compleanno di Gandhi, il primo ministro ha chiesto ai dipendenti pubblici di recarsi sul posto di lavoro per fare le pulizie.

Nel 2012, la società Political and economic risk consultancy, che si occupa di analisi di business, aveva stilato un rapporto per dare un voto da 1 a 10 agli apparati burocratici dei vari Paesi asiatici, dove 1 indicava la valutazione migliore e 10 quella peggiore. L’India si era classificata ultima, con un punteggio di 9,21. Lo studio sosteneva che i burocrati indiani difficilmente rispondono delle loro azioni e godono di “un enorme potere”, scoraggiando “gli investitori stranieri, attuali e potenziali”.

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