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Paniccia: «Non è solo opera di solitari fanatici c’è una rete che assiste i killer»

L’analista di strategie militari: «Per ogni terrorista in prima linea vi sono 4 o 5 fiancheggiatori che supportano l’operazione»

Parigi brucia, come neanche durante l’occupazione nazista. Brucia per l’orrore del massacro e per l’impotenza degli apparati di sicurezza. Brucia per l’incertezza della caccia ai lugubri incappucciati islamici, esperti in stragi e colpi alla nuca. Un commando che vista la rapidità dell’attentato e l’assenza di reazioni avrebbe potuto colpire ancora alla Tour Eiffel, a Notre Dame o all’Arc de Triomphe. «La ville lumière è come un oceano. Gettateci una sonda e non ne conoscerete mai la profondità» scriveva Honoré de Balzac. Una frase che ora ha un significato amaro e che molti commentatori hanno riportato per evidenziare i tanti j’accuse per l’incapacità della prevenzione antiterroristica. «Ma il rischio zero non esiste nella realtà operativa, come non esiste una logica facilmente decifrabile del terrorismo» ammette il prof. Arduino Paniccia, editorialista e analista di strategie militari e geopolitiche.

Battaglie senza fronti contro nemici che possono colpire alle spalle. Come uscirne?

«Abbiamo schierata contro una generazione che rappresenta la mutazione genetica del terrorismo islamico. Hanno studiato nelle università occidentali e non solo nelle scuole coraniche ed utilizzano metodologie comunicative del tutto nuove, sofisticate. Basti vedere l'altissima qualità dei drammatici video che diffondono. Dietro a tutto questo c'è uno studio accurato che evidentemente non può fare solo riferimento alle mere capacità di fanatici. Serve la massima allerta».

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