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Pakistan, attacco kamikaze a una scuola dell'esercito: oltre cento morti, molti bambini

I talebani del Tehrek-e-taliban Pakistan (TTP) hanno rivendicato l'attacco sostenendo che si tratta di «una vendetta per tutti i nostri militanti che vengono uccisi in falsi scontri a fuoco con le forze di sicurezza»

PESHAWAR. Un commando di una decina di talebani pachistani, vestiti con false divise militari, ha fatto violentemente irruzione oggi nella Scuola pubblica militare di Peshawar (Pakistan nord-occidentale) compiendo un massacro che ha un bilancio provvisorio di almeno 126 morti, di cui un centinaio di scolari e studenti fra i 6 ed i 17 anni. Cominciata intorno alle 10,30 locali (le 6,30 italiane), l'operazione terroristica rivendicata dal Tehrek-e-Taliban Pakistan (TTP), il più importante movimento talebano pachistano, non si era ancora conclusa sei ore dopo.

"Abbiamo scelto con attenzione l'obiettivo da colpire con il nostro attentato. Il governo sta prendendo di mira le nostre famiglie e le nostre donne. Vogliamo che provino lo stesso dolore", ha detto il portavoce del movimento, Mohammed Umar Khorasani.

Secondo l'ufficio stampa dell'esercito (Ispr) quattro militanti sono morti mentre gli altri sono ora raccolti nell'ultimo dei quattro edifici di cui è composta la scuola. Le forze di sicurezza pachistane hanno circondato l'edificio, impegnandosi in un lungo scontro a fuoco con gli insorti, mentre regolarmente dall'esterno si sentiva il fragore di ripetute esplosioni.

L'alto bilancio di vittime è dovuto, secondo i media pachistani, al fatto che uno degli attentatori si è fatto ad un certo punto esplodere all'interno dell'edificio in una zona affollata e che poi i militanti hanno allineato un gruppo di studenti più grandi in una stanza, uccidendoli a bruciapelo. Le autorità delle provincia di Khyber Pakhtunkhwa hanno decretato l'emergenza in tutti gli ospedali di Peshawar e della provincia, sollecitando la popolazione a donare sangue per le decine di feriti. Come sottolineato dal loro portavoce, Muhammad Khurassani, i talebani considerano questa una rappresaglia per le operazioni militari, cominciate in giugno ed in ottobre, in due territori tribali (Waziristan settentrionale e Khyber Agency) al confine con l'Afghanistan in cui sono morti centinaia di militanti. Secondo gli insorti, però, molti di essi non sarebbero stati uccisi dalle forze di sicurezza in combattimenti, ma giustiziati dopo la cattura.

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