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Stop alle agevolazioni fiscali per i calciatori che arrivano dall'estero

In arrivo una stretta anche per altre categorie di lavoratori

Stop alle agevolazioni fiscali per i calciatori in arrivo dall’estero. La volontà politica «condivisa» all’interno del governo si tradurrà, come confermano più fonti dell’esecutivo, in uno dei decreti legislativi che accompagnano la manovra. In attesa del testo definitivo, si sa che sarà una norma che introduce restrizioni ai vantaggi anche per altre categorie di lavoratori, senza però più estenderli a quelli dello sport. Come spiegano le stesse fonti, porrà infatti fine al regime di vantaggi fiscali del decreto crescita per i lavoratori dello sport. Una legge che negli ultimi anni ha rappresentato per le società di calcio di Serie A un forte fattore di attrazione per stelle provenienti da campionati stranieri.

La norma ha fino ad ora consentito alle società di garantire, a parità di costo, ingaggi più alti a giocatori con 2 anni di residenza fiscale all’estero che risiedono in Italia per altrettanto tempo. In sostanza, non viene tuttora tassato il 70% della base imponibile del reddito, e addirittura il 90% al Sud. A beneficiare della misura che il decreto nominava «Rientro dei cervelli» sono stati e sono ancora anche professionisti di altri settori.

Già in passato alcuni tentativi di stretta sullo sport sono falliti. E anche questa volta, nelle ore successive al Consiglio dei ministri che ha varato la manovra e il decreto legislativo in questione in materia di fiscalità internazionale, non è stato subito chiaro se per i lavoratori dello sport sarebbero rimaste «invariate le disposizioni già previste» (quelle appunto del decreto crescita). La novità - che comunque non si applicherà ai contratti già in essere - ora rischia di complicare i piani di mercato di molti dirigenti del calcio italiano in vista anche della finestra di gennaio.

Le agevolazioni fiscali originarie, hanno comunicato sia Palazzo Chigi che Mef, varranno ancora invece per ricercatori e professori universitari, che godono di esenzione al 90%. All’indomani del Consiglio dei ministri, fonti di governo hanno chiarito che l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni «è compatto» sulla «contrarietà alle agevolazioni per i calciatori».

Per le altre categorie di «lavoratori impatriati», ossia dipendenti o autonomi che trasferiscono la propria residenza fiscale in Italia, i vantaggi restano ma da gennaio con requisiti più stringenti. Come spiegato nel comunicato di Palazzo Chigi, «potranno beneficiare di una riduzione della tassazione del 50 per cento, entro un limite di reddito agevolabile pari a 600.000 euro, i lavoratori in possesso dei requisiti di elevata qualificazione o specializzazione che non risultano essere già stati residenti nel nostro Paese nei tre periodi d’imposta precedenti al conseguimento della residenza». I benefici sono a fronte dell’impegno a mantenere la residenza fiscale in Italia per almeno 5 anni, altrimenti i lavoratori dovranno restituire le agevolazioni, pagando gli interessi.

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