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Pensioni, quota 100 rischia uno stop anticipato: cosa può cambiare

Il ministero del Lavoro sta studiando una riforma del sistema pensionistico. Una delle possibilità che va sempre più prendendo forma è quella di abbandonare quota 100 a scadenza. Come noto, questo sistema pensionistico, andrà ad esaurimento nel 2021 e poi, in assenza di interventi legislativi, si tornerà a considerare solo ed esclusivamente le regole delle riforma Fornero del 2012 che prevede il pensionamento di vecchiaia a 67 anni o con 41 anni e 10 medi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne).

Con quota 100, nel 2019 sono andati in pensione 535.573 lavoratori, in linea con le 537.160 del 2018. Si è assistiti ad aumento del 29,35% delle pensioni anticipate, da 152.200 unità nel 2018 a 196.857, per effetto dell’introduzione di quota 100 e dell’aumento di cinque mesi per l’età di vecchiaia che dall’inizio dell’anno scorso è accessibile a 67 anni. Le pensioni di vecchiaia nel complesso hanno registrato un calo del 15,6% a 121.495 unità. A livello economico tutto ciò, ancora, non ha inciso nelle casse dello Stato ma, secondo gli esperti, alla lunga emergeranno difficoltà per sostenere la spesa.

Ecco perchè c'è chi all’interno della maggioranza di governo vorrebbe archiviare quota 100 già alla fine del 2020. Una decisione dettata dai problemi economici che potrebbero nascere tra qualche anno ma soprattutto dalla politica. Facile prevedere, con queste intenzioni, una corsa alle pensioni.

Sempre il ministero del Lavoro starebbe studiando anche una forma di pensione di garanzia per i giovani lavoratori. Il Ministro Nunzia Catalfo e i sindacati ritengono vorrebbero tutelare questa categoria di lavoratori con un trattamento minimo vitale.

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