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Riforma delle pensioni, spunta la commissione: chi sono gli esperti nominati dal ministro

Nunzia Catalfo ministro al Lavoro e alle Politiche sociali

Sulla riforma delle pensioni adesso si fa sul serio. Ed ecco la commissione tecnica che dovrà cambiare la previdenza italiana. Il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, si legge in una nota - ha firmato il decreto istitutivo del Tavolo tecnico di studio sulle tematiche previdenziali al quale è affidato il compito di definire linee di indirizzo ed interventi di riforma del sistema pensionistico".

L'organismo, presieduto dalla stessa Catalfo, è composto da Paola Bozzao e da Concetta Ferrari in rappresentanza del ministero del Lavoro, alle quali si aggiungono quattro esperti: Giovanni Geroldi, Stefano Giubboni, Roberto Riverso e Massimiliano Tancioni.

Il Tavolo è inoltre composto da Marco Leonardi e da Federico Giammusso in rappresentanza del ministero dell'Economia, da Alessandro Goracci in rappresentanza del Dipartimento per la Funzione Pubblica e da due rappresentanti dell'Inps.

"Grazie al lavoro sinergico fra questo organismo - sottolinea Catalfo - le due commissioni previste dalla legge di Bilancio (quella sui lavori gravosi e quella per la separazione fra spesa previdenziale e assistenziale) e i tavoli tecnici con i sindacati che saranno avviati la settimana prossima daremo al Paese una riforma pensionistica strutturale e decennale".

Tante le ipotesi sul tavolo, sui quali potrebbe nascere la riforma delle pensioni.

QUOTA 102: si potrebbe elevare l'età minima per l'accesso alla pensione anticipata, portandola a 64 anni, mantenendo a 38 il numero minimo di anni di contributi. Si garantirebbe comunque l'anticipo di tre anni rispetto all'età minima per la pensione di vecchiaia (67 anche l'anno prossimo). La spesa per questa misura, secondo l'esperto di previdenza Alberto Brambilla è di 2,5 miliardi l'anno.
RIPRISTINO DEGLI SCATTI ASPETTATIVA VITA PER ANTICIPATA: al momento gli scatti sono bloccati fino al 2026 (è rimasta solo una finestra di tre mesi). Quindi ci si pensiona con 42 anni e 10 mesi di contributi (oltre la finestra) se uomini e 41 e 10 se donne. Si potrebbe prevedere la ripartenza nel 2023 degli scatti legati alla speranza di vita come per la pensione di vecchiaia.
OPZIONE DONNA RIVISTA: si potrebbe valutare una flessibilità dai 64 anni solo opzionando l'uscita calcolando interamente l'assegno con il contributivo. Al momento è possibile già per chi ha il calcolo contributivo ma solo se raggiunge un assegno di almeno 2,8 volte il trattamento minimo. Si potrebbe abbassare questa soglia e estendere la possibilità anche a chi è nel sistema retributivo ma sarebbe penalizzante sul fronte dell'assegno. Per lo Stato è costoso in prima battuta ma nel tempo si recupera l'esborso poiché gli assegni sono calcolati sulla base dei contributi versati.
APE SOCIALE STRUTTURALE E ESTESO: un'altra possibilità è estendere l'Ape sociale rivedendo alcuni requisiti (adesso si ottiene in particolari condizioni di difficoltà come la disoccupazione con almeno 63 anni di età e 30 di contributi oppure se si fa un lavoro gravoso con 36 anni di contributi) e renderlo strutturale. Al momento la misura è stata rifinanziata anno per anno.
INTERVENTO SUI LAVORI GRAVOSI PIU' SIGNIFICATIVO RISPETTO AL BLOCCO DELL'AUMENTO DELL'ASPETTATIVA DI VITA. Un altro tema sul tavolo è quello dei lavori faticosi per i quali si cercherà di dare condizioni di uscita diversificate rispetto agli altri.QUOTA 102: si potrebbe elevare l'età minima per l'accesso alla pensione anticipata, portandola a 64 anni, mantenendo a 38 il numero minimo di anni di contributi. Si garantirebbe comunque l'anticipo di tre anni rispetto all'età minima per la pensione di vecchiaia (67 anche l'anno prossimo). La spesa per questa misura, secondo l'esperto di previdenza Alberto Brambilla è di 2,5 miliardi l'anno.

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