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Un piano di Crocetta per i 22 mila precari siciliani: inserirli nella manovra statale

Presentata una controproposta dopo l’iniziativa di Faraone. Si punta alla proroga di tre anni per i lavoratori degli enti locali dell’Isola

PALERMO. Naufragato il piano dei renziani di Davide Faraone, ecco il contropiano di Crocetta. Si apre un’altra partita che vede al centro 22 mila precari siciliani degli enti locali: questa volta è stata la giunta ad aver inviato a Roma un emendamento che punta in prima battuta su altri tre anni di proroghe piuttosto che sulla stabilizzazione immediata.

Partita difficilissima, quella sui precari. Ma dal grande valore politico. Crocetta ha fatto scrivere a Palazzo d’Orleans un emendamento di 6 commi che parte da un principio semplicissimo: «Estendere fino al 31 dicembre 2018 il regime transitorio delle assunzioni e delle proroghe già disciplinato dalle leggi approvate nel 2013».

Si salverebbero per un altro triennio tutti i precari storici siciliani, quelli dei Comuni ma pure quelli di Asp, ospedali e Regione. Molti hanno il contratto in scadenza a fine anno, per la maggior parte però la scadenza è a fine 2016. Il motivo per cui è necessario intervenire ora non è però legato solo alle scadenze: serve una copertura finanziaria e c’è bisogno di agganciarsi a norme nazionali che allunghino i termini assegnati ai Comuni per chiudere i percorsi di stabilizzazione. Più semplicemente.

Le norme approvate nel 2013 consentivano proroghe anche fino a fine 2016 ma solo se nel frattempo i Comuni avviavano le stabilizzazioni individuando i posti in pianta organica e le coperture. È una procedura che quasi nessuno ha fatto e ciò impedirebbe nuove proroghe.

Ecco perchè la norma va corretta adesso, creando le condizioni per poter prorogare ancora nel corso del nuovo anno. E infatti l’emendamento che Crocetta ha spedito a Roma sposta di tre anni in avanti tutte le scadenze. Ma, soprattutto, detta procedure più abbordabili: «Bisogna permettere agli enti interessati - si legge nella relazione - di effettuare una programmazione pluriennale nell’ambito di un più esteso spazio temporale».

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