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Raciti: «Uffici regionali da riformare priorità di governo e maggioranza»

«La riforma della pubblica amministrazione può essere una delle priorità del governo e della maggioranza alla ripresa delle attività parlamentari». Il segretario regionale del Partito Democratico, Fausto Raciti, condivide la proposta di una nuova riforma della pubblica amministrazione siciliana lanciata dal leader dell'Udc, Gianpiero D'Alia, sul Giornale di Sicilia. Proposta che segue un nuovo caso di atto di interpello per il personale regionale che non ha fatto registrare le adesioni sperate.

Secondo Raciti, bisogna dare seguito anche al piano presentato dall’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, che «può consentire di rinnovare la burocrazia siciliana con prepensionamenti e concorsi». Altro nodo da sciogliere, secondo il segretario dem, sempre nell’ambito di una riforma della pubblica amministrazione resta la vicenda dei precari degli enti locali per i quali auspica un percorso che possa condurli alla stabilizzazione.

Pensa che sia necessaria una riforma per imporre trasferimenti d’ufficio ai dipendenti regionali?

«Io penso che la proposta avanzata da D’Alia possa essere una delle priorità alla ripresa delle attività parlamentari. Perché se l’intento della stagione che stiamo vivendo non è quello di aspettare che il tempo passi ma è quello di provare a fare delle riforme profonde utili alla Sicilia allora il tema della pubblica amministrazione è una priorità. Viviamo in una Regione in cui la funzione dell’amministrazione regionale è un tema centrale, non solo dal punto di vista dell’efficienza ma anche dello sviluppo economico e della qualità dei servizi, quindi penso che un intervento in quest’ottica sia necessario».

Come si spiega che gli atti di interpello non riscuotono successo?

«C’è un problema dentro l’amministrazione, perché molto spesso le professionalità di cui dispone sono collocate in maniera squilibrata. In secondo luogo, bisogna considerare che un’amministrazione che appare incerta molto spesso non riesce a invogliare alla mobilità interna. Le difficoltà della mobilità interna sono molto spesso l’altra faccia dell’incertezza amministrativa e politica. Poi, bisogna rompere alcuni conformismi e superare una mentalità del ”27 del mese”, anche se è faticoso da fare. Per riuscirci l’amministrazione deve sapere coinvolgere e valorizzare alcune professionalità, dal momento che possono risultare preziose».

In quest’ottica potrebbe essere utile il ricorso al piano dell’assessore all’Economia Baccei, che prevede prepensionamenti e assunzioni per rinnovare l’amministrazione regionale?

«Si tratta di un piano utile, infatti lo abbiamo difeso e promosso con l’assessore Baccei. Una serie di norme inserite nella finanziaria che puntavano ad allineare la Regione siciliana con le altre regioni d’Italia. Io credo che sia un percorso che abbiamo intrapreso e che dobbiamo sostenere con la consapevolezza che abbiamo alcuni nodi irrisolti. Penso al tema dei precari dei Comuni che dobbiamo affrontare in maniera definitiva entro quest’anno per dare loro una risposta che punti alla stabilizzazione. Credo che nei prossimi tre o quattro mesi debba essere una priorità da darci nel quadro di una riforma della pubblica amministrazione. Inoltre, il piano stilato da Baccei può essere un’occasione per rinnovare le professionalità della Regione, dal momento che ormai c’è un’intera generazione che non ha conosciuto la possibilità di un concorso».

Quasi altri provvedimenti crede necessari per poter far fronte alle difficoltà economiche attraversate dalla Regione?

«Abbiamo vissuto in questi anni l’incrocio di due elementi: la crisi del settore privato che in Sicilia si è manifestata anche con il disimpegno della grande impresa nella nostra regione e le difficoltà del welfare che hanno pesato sull’economia regionale. In tutto ciò abbiamo visto la programmazione europea come strumento sostitutivo delle risorse che venivano meno dallo Stato e non come occasione di programmazione dello sviluppo. Adesso serve un modello diverso che è quello di rivendicazione dei nostri spazi di economia nei confronti dello Stato ma sulla base di un progetto di sviluppo del settore privato e delle infrastrutture. In questo piano deve rientrare anche la riduzione della quota di compartecipazione alla spesa sanitaria, considerando chiusa la stagione del piano di rientro».

Quindi, il risanamento delle casse della Regione da che cosa passa?

«Anzitutto, dal recupero delle risorse statali ma anche dal rilancio del settore privato. Buona parte delle entrate sono diminuite perché è entrato in crisi il settore privato che operava nella nostra regione. E favorirne di nuovo lo sviluppo è fondamentale. Sarebbe già un fatto velocizzare le procedure per le imprese».

Come si comporterà il Pd nei confronti del governo Crocetta alla ripresa delle attività parlamentari?

«Nei prossimi giorni riapriremo il confronto col presidente della Regione. Prima dell’estate abbiamo attraversato il momento più delicato di questa legislatura. Adesso credo che le forze politiche della maggioranza debbano definire e capire col presidente come vogliono proseguire quest’esperienza. Abbiamo deciso che la legislatura può essere portata a termine se in un quadro di obiettivi da raggiungere in cui reinventare il ruolo della Sicilia e dell’autonomia regionale. Quindi, se ci sono le condizioni per farlo andremo avanti».

Crocetta ha superato il veto degli assessori politici in giunta. Questo che cosa testimonia?

«Con la presenza di Gucciardi e di Pistorio in giunta si è superato un modello di governo che non aveva dato grandi frutti. Adesso penso che serva esprimere con chiarezza quali sono gli obiettivi di fondo del governo, senza quello rischiamo che tutta la buona volontà del mondo non basti».

Sull’ingresso di Fiumefreddo in giunta restate contrari?

«Non credo serva procedere per approssimazioni, senza avere chiara la direzione di marcia ed il modello di governo. È su questo che ci confronteremo con il Presidente. Penso semplicemente che ci aspetta un confronto attento per evitare revisioni del governo a puntate».

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