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Padoan: "Più stabilità per colmare deficit di fiducia in Ue"

"Abbiamo invece bisogno di procedere uniti, costruendo condizioni di fiducia reciproca capaci di realizzare una governance politica ed economica efficace, in grado di affrontare i problemI"

Pier Carlo Padoan

ROMA. «Il rapporto tra l'Italia e l'Unione europea è stato spesso trattato in modo strumentale. È un'attitudine diffusa in tutta Europa, che ha prodotto un deficit assai pericoloso. Si tratta del deficit di fiducia che condiziona sia i rapporti tra cittadini e istituzioni europei, sia i rapporti tra i popoli stessi». Lo scrive il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan in un intervento sul Sole 24 Ore.

«Una conseguenza grave di questa sfiducia reciproca - osserva il ministro - è il restringimento dell'orizzonte temporale nella governance comunitaria. Il risultato di questa tendenza è la difficoltà nel fare progredire l'Unione verso una maggiore integrazione e verso un'uscita definitiva della crisi. Per questa ragione sono contrario a strategie basate sul concetto di alleanza con questo o quel paese membro dell'Unione europea: un'alleanza con qualcuno è sempre anche alleanza contro qualcun altro. Abbiamo invece bisogno di procedere uniti, costruendo condizioni di fiducia reciproca capaci di realizzare una governance politica ed economica efficace, in grado di affrontare i problemi» dei cittadini «anche attraverso politiche macroeconomiche adeguate alla crisi che stiamo affrontando».

«In Italia - continua il ministro - la posizione del Governo ha ed ha avuto come punto di partenza il riconoscimento dei problemi strutturali che si sono sedimentati nel Paese lungo due decenni di azione politica inadeguata. Il Governo ha messo in campo un'agenda di riforme senza precedenti».  Padoan sottolinea quindi come tra le condizioni per una maggiore influenza in Europa assuma «un ruolo essenziale l'agenda di riforme istituzionali. La continuità politico-istituzionale è condizione indispensabile per governare il Paese, per riconquistare credibilità» in Europa «e quindi per proporre un'agenda di cambiamenti nella governance comunitaria con la necessaria autorevolezza».

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