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Draghi: "Improbabile una ripresa più forte nell'Eurozona"

Il presidente della Bce: "Faremo tutto il necessario per aumentarla e non correre rischi peggiori"

FRANCOFORTE. «La situazione dell'inflazione nell'Eurozona è diventata sempre più difficile, ma faremo tutto il necessario per aumentarla. L'indice Pmi dell'Eurozona pubblicato ieri suggerisce che «una ripresa più forte è improbabile nei prossimi mesi, con i nuovi ordini in calo per la prima volta dal luglio 2013».  Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, a un congresso a Francoforte. Draghi aveva  parlato nel corso della cerimonia inaugurale che segna il trasferimento della sorveglianza del sistema creditizio dalle banche centrali nazionali. Ancora una volta interviene a conclusione di una giornata difficile sui mercati, a causa della debolezza della ripresa bancaria.  «Le fragilità del settore bancario erano un grosso rischio da affrontare direttamente, con l'integrità dell'euro minacciata». Due anni fa aveva detto che la Bce avrebbe fatto tutto quello che era necessario per salvare l'euro. Oggi torna sull'argomento con convinzione ancora maggiore. «Dobbiamo guardare avanti e prepararci agli sviluppi futuri», ha aggiunto Draghi, «verso una vera unione economica e monetaria». Il numero uno della Bce ha quindi invitato le autorità europee a pensare a «come possiamo migliorare la nostra unione, non solo nel settore bancario, ma nei mercati dei capitali e delle politiche di bilancio». Tanta fermezza da parte di Draghi, si spiega perchè la giornata era stata segnata dalla conferma che la ripresa è particolarmente fragile. L'indice Pmi composito dell'area euro a novembre è sceso a 51,4 punti. Un bella delusione per gli analisti, visto che a ottobre l'indice era stato segnato a 52,1 punti e al consenso era orientato a 52,3 punti. Unico dato positivo il fatto che l'asticella resta sopra la soglia dei 50 punti, spartiacque tra crescita e contrazione.

«I responsabili delle politiche monetarie saranno indubbiamente delusi nel vedere che gli ultimi annunci e stimoli introdotti non stanno mostrando alcun segno di ripresa della crescita», ha sottolineato Chris Williamson, capo economista di Markit. Per l'esperto il trend negativo delle indagini aggiungerà pressioni alla Bce affinchè faccia di più per incoraggiare l'economia, senza necessariamente aspettare di valutare la reale efficacia delle iniziative annunciate in precedenza. Per Draghi l'unica soluzione alla crisi è quella di andare avanti sulla strada dell'integrazione. La creazione di un sistema di vigilanza unico europeo, ha proseguito Draghi, «ha rappresentato il passo più importante verso l'integrazione dall'avvio dell'Unione  economica e monetaria». Un passo, ha continuato, che «risponde in modo determinato alla crisi, rafforza l'euro e ci proteggerà in futuro. Un passo che dimostra come, se decidiamo di agire tutti insieme, possiamo essere più forti assieme in Europa». Uno degli atti fondamentali per uscire dalla recente crisi era proprio «la soluzione determinata e credibile delle debolezze del settore bancario. Era una svolta necessaria non solo per riportare fiducia tra gli investitori - ha detto Draghi - ma anche per proteggere i cittadini e gli imprenditori come contribuenti, titolari di depositi e di crediti». A dare un pò di fiducia a Draghi è stato l'Ocse dalle cui analisi risulta che il Pil nelle aree più sviluppate è cresciuto dello 0,5% nel terzo trimestre, in rialzo rispetto al +0,4% del secondo trimestre.

Tra le maggiori sette economie del mondo, la crescita più elevata rimane quella di Stati Uniti e Gran Bretagna, nonostante si sia registrato un rallentamento in entrambi i Paesi, ha evidenziato l'Ocse. In Usa il pil del terzo trimestre è salito dello 0,9% rispetto al +1,1% del trimestre precedente, mentre il Regno Unito è cresciuto dello 0,7% dallo 0,9% dei secondi tre mesi dell'anno. L'Organizzazione ha aggiunto che, anche se il Pil di Italia e Giappone risulta in contrazione per il secondo trimestre consecutivo, il rallentamento è diminuito rispetto al trimestre precedente. Infatti le stime dell'istituto parigino hanno visto il dato italiano contrarsi dello 0,1% (-0,2% nel secondo trimestre) e dello 0,4% quello giapponese (da -1,9% nel secondo trimestre). Per quanto riguarda l'area della moneta unica, l'Ocse ha previsto un'espansione economica dello 0,2%, sempre nel terzo trimestre dell'anno, in leggero aumento dal +0,1% dei tre mesi precedenti. Nello specifico Francia e Germania sono cresciute su base trimestrale, rispettivamente, dello 0,3% e dello 0,1% (-0,1% trimestre su trimestre nel secondo trimestre in entrambi i Paesi). Su base annuale, invece, il pil tra i Paesi dell'area Ocse, è aumentato dell'1,7%, sempre nel terzo trimestre, in calo per il terzo trimestre consecutivo. Tra le maggiori sette economie, il Regno Unito ha registrato il più elevato tasso di crescita annuale (+3% anno su anno), seguito dagli Stati Uniti (+2,3%). Infine, in Giappone e in Italia il pil, sempre a livello annuale, si è contratto, rispettivamente, dell'1,1% e dello 0,4%.

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