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La Scala e i Wiener danno il benservito a Gergiev, il direttore d'orchestra sostenitore di Putin

Il direttore d'orchestra russo Valery Gergiev

Una presa di distanze dall’attacco armato da parte della Russia all’Ucraina è quello che la Scala ha chiesto oggi di prendere a Valery Gergiev, direttore d’orchestra russo, conosciuto anche come lo zar per il suo appoggio a Vladimir Putin. Alla Scala Gergiev ieri era sul podio del Piermarini per il debutto della nuova produzione di La dama di picche di Cajkovskij. Qualche flebile contestazione e un grido «vattene» per lui prima dell’inizio per il maestro che da lì in avanti è stato applauditissimo. Già nei giorni scorsi la Cisl aveva chiesto al sovrintendente Dominique Meyer di domandare una dichiarazione ufficiale a Gergiev. Oggi è stato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che è presidente del teatro, a rompere gli indugi. «Con il sovrintendente del teatro gli stiamo chiedendo di prendere una posizione precisa contro questa invasione e se non lo facesse saremmo costretti a rinunciare alla collaborazione», ha detto. Al maestro è stato inviato un messaggio in cui gli si chiede di fare una dichiarazione in cui auspica in una soluzione pacifica. Se non lo farà, non sarà lui a dirigere le prossime rappresentazioni della Dama, quattro repliche in programma dal 5 al 13 marzo. E il teatro dovrà trovare un sostituto o cancellare la produzione.

Per il direttore d'orchestra russo terra bruciata anche negli Usa. Valery Gergiev non dirigerà i Wiener Philharmoniker nella tournée negli Usa che vede da domani l'orchestra austriaca in programma alla Carnagie Hall di New York per tre date. A sostituirlo - hanno annunciato in un comunicato congiunto Carnagie Hall e Wiener - sarà Yannick Nézet-Séguin, direttore musicale del Metropolitan. Con i Wiener non si esibirà nemmeno Denis Matsuev, pianista sostenitore di Putin.

Ad aver preso le distanze da quanto accade in Ucraina è stato un altro direttore russo, Semyon Bychkov, direttore musicale della Filarmonica di Praga: «Non possiamo restare in silenzio guardando la storia che si ripete come nel 1956, 1968 e oltre. I portatori di morte e distruzione devono essere considerati responsabili e respinti».

 

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