
«Grazie, grazie davvero».
«Bene. Maggiorenne e vaccinato».
«Mah, fammi ricordare.... Ah, venti minuti di Giletti. Sempre le stesse cose».
«Il talk se la passerebbe benissimo se fosse fatto con intelligenza, con cultura, se fosse un dibattito di tesi opposte attorno ad un approfondimento giornalistico. Se si limita ad essere puro pettegolezzo, beh, allora capirai che non se ne può più. Ieri sera si parlava del figlio di Grillo, quella roba là, basta, per carità».
«No no, se non ricordo male ho proprio spento».
«No, una sofferenza no ma non mi eccita, non mi intriga, è più “no, grazie” che “adesso vediamo cosa si inventano”. Poco stimolo, poca curiosità».
«Anche lì, sui social, ogni giorno la stessa sbobba».
«Ed è ancora più tragico perché un ente di Stato non dovrebbe suonare la ritirata. Tanto di cappello al genio di Camilleri e alla bravura di Luca Zingaretti, ma di Montalbano non se ne può più».
«Anche lì. Se un format va bene, viene sfruttato fino all’usura: “Tale e quale”, adesso questo “Top Dieci”...».
«Manca il pensiero».
«Non scherziamo, i soldi non contano. Contano le idee. Non c’è cultura, non c’è studio, non c’è applicazione».
«Finché la dirigenza Rai non si porrà un problema di contenuti invece che di poltrone, non se ne verrà fuori. Ci vorrebbe un “comitato dei programmi”».
«Se mi chiamassero darei volentieri i miei consigli, metterei al servizio la mia esperienza. Da vecchio saggio, senza minimamente apparire, come atto di gratitudine nei confronti dell’azienda che mi ha creato».
«Intanto sono ricchissime e per quel genere di televisione i soldi contano, eccome. L’offerta è talmente vasta che ci si perde. Ma quel tipo di narrazione televisiva, che se fatta bene ha un grande fascino, è la più esportabile, quella che puoi vendere in tutti i continenti».
«Ha un cerchio più ristretto, una connotazione più autoctona, è più localizzato nel Paese dove nasce. Non sempre un varietà può essere venduto all’estero. Il format del mio “Luna park” però, quarant’anni fa, fu venduto in mezza Europa».
«Oggi che tipo di scouting vuoi fare? Apri la mattina YouTube e hai a disposizione milioni di attori, comici, cantanti, ballerini...».
«No, onestamente non vedo nessuno che mi faccia impazzire. Trovo sempre bravo Fabio Fazio che non è certo di primo pelo, anzi direi che è anche lui di lungo corso».
«Legge, osserva, si informa».
«(ride) Vedi che siamo tornati a parlare di tv? Anche lì c’è molta confusione, molto scadimento. Un tempo – sia quando c’era il monopolio che dopo – la gente diceva “l’ha detto il telegiornale” come fossero le parole di un oracolo. C’era autorevolezza, credibilità, potere di persuasione. Oggi i notiziari televisivi sono più o meno passaveline. E poi la gente ormai dice “era scritto su internet”».
«Ho fatto il bravo, ho rispettato tutte le norme e mi sono vaccinato. Mi sono ritagliato solo il tempo per fare ogni giorno il mio chilometro di passeggiata, quello non me lo toglieva nessuno».
«Il Covid mi ha bloccato ma presto vorrei farci un salto».
«Complicata, come sempre. Il mio concittadino Nello Musumeci è una brava persona però governare questa nostra terra è difficile, abbiamo tanti difetti congeniti, non siamo proprio dei cittadini modello».
«Ho fiducia in tre persone: Mattarella, Draghi e il generale Figliuolo».
«Un presidente di grande levatura, ha fatto sentire in ogni momento la sua presenza, la sua vicinanza agli italiani».
«È una cosa che mi inorgoglisce e mi commuove».
«Un uomo di spessore internazionale. Quando parla lui, tutti gli altri europeisti stanno zitti».
«Ci sta salvando. Da buon militare ha centrato l’obiettivo».
«Media qualità».
«Ma sì che ci salveremo. Abbiamo uno stellone che ci protegge dai tempi di Cavour».
«Sempre, sempre grato nei secoli, a Rin-Tin-Tin. Ogni volta che incrocio un cane per strada mi inginocchio».
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