Non è da tutti a un passo dai 50 anni (li compie tra poco più di un mese), festeggiare 40 anni di carriera. Non è da tutti, ma è da Alex Britti che ha imbracciato la chitarra per la prima volta a 8 anni e a 10 ha tenuto il suo primo «show» in un programma di una televisione locale romana.
Alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica, nell’ambito del Roma Summer Festival, ha celebrato quattro decenni passati tra blues e pop, accompagnato dalla sua fedele e inseparabile chitarra.
E proprio la chitarra è stata la protagonista quasi assoluta del live.
«Compagna pazzesca ed esigente», alla quale il cantautore romano ha voluto rendere omaggio.
«Concerto zen», l’aveva pensato Britti, «nel quale la musica è l’ingrediente fondamentale senza troppi fronzoli», e così è stato.
«Scusate, sono timido e non parlo molto, preferisco lasciare spazio alle canzoni», si scusa Britti con il suo pubblico di «amici», giusto un paio di migliaia di persone, poco dopo il via e lasciando che a esprimersi sia la sua musica.
I 40 anni da quella prima apparizione del piccolo Alex sono l'occasione per ripercorrere la sua carriera, dagli esordi agli ultimi dischi più sofisticati e maturi, tra il blues - sua musa ispiratrice -, jazz e pop, che riescono a fondersi tra loro sulle corde della chitarra magistralmente rese vive da Britti. Intona Immaturi, colonna sonora dell’omonimo film, Un attimo importante, presentata al Festival di Sanremo del 2015 ("perché ogni tanto fa piacere andarci"), lascia che sia il pubblico a emozionarsi su Una su 1 milione.
Tanti gli assolo che si ritaglia, uno prima del brano "Milano», la città che lo ha ospitato agli inizi della carriera e che è l’occasione per dire la sua su un problema attuale. «Non mi piace parlare di politica, ma anche io da ragazzo sono stato un
migrante - racconta -. Sono dovuto andare via dall’Italia per suonare, perché qui non c'erano opportunità, Non scappavo da una guerra, ma sono stato accolto in Francia, in Olanda. Ho lavorato in tutto il Nord Europa, Poi sono andato al Sud, e sono arrivato a Milano. E sì, perché Milano è il sud dell’Europa».
Ma non dimentica la sua città, dove è tornato, alla quale dedica una Roma nun fà la stupida stasera, in una versione strumentale, solo chitarra da brividi che poi sfuma in lungo virtuosismo che rende evidente perché sia considerato uno dei migliori musicisti in circolazione.
L’ultima parte del concerto è per i suoi brani più famosi che danno libero sfogo alle ugole: Oggi sono io e 7 mila caffè. Per finire tutti in piedi a ballare sulle note di La Vasca, Solo una volta (o tutta la vita), Baciami e portami a ballare.
Sul palco è stato accompagnato da due dei suoi musicisti storici ai quali ha affiancato due giovani emergenti: Giulio Rocca alla batteria, Matteo Carlini al basso, Stefano Sastro al piano/tastiere, Daniele Leucci alle percussioni e ai cori Cassandra De Rosa e Debora Cesti.
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