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Montalbano, il semiologo: il commissario è ambasciatore della cucina siciliana

PALERMO. La serie televisiva del commissario Montalbano è la scommessa turistica su cui punta la Sicilia. Una sfida che gli operatori hanno lanciato supportati anche dai record di ascolti raggiunti dalla fiction su Rai1 che con l'ultimo episodio, come voleva la prassi, ha centrato il record di 11,3 milioni di spettatori e del 44,1% share, miglior risultato di una serie negli ultimi 15 anni. Il famoso commissario frutto della fantasia dello scrittore Andrea Camilleri è anche ambasciatore della cucina tipica siciliana.

Anche se "tra un'indagine poliziesca e l'altra, un''azzuffatina' con l'amata fidanzata storica e l'eventuale scappatella con la maliarda di turno a lui il cibo interessa - e molto - già cotto", osserva Gianfranco Marrone, autore del libro "Semiotica del gusto, linguaggi della cucina, del cibo, della tavola (edizioni Mimesis Insegne, 396 pagine, Euro 28).

Ed è "per questa ragione che nelle numerose avventure del commissario abbondano le nominazioni e le descrizioni di manicaretti d'ogni tipo, ma sono praticamente assenti le ricette di cucina - prosegue Marrone - i modi canonici di preparazione di qui cibi squisiti". Un vero e proprio spot per i gourmet di ogni parte del mondo incuriositi da quelle pietanze dal sapore 'celestiali'. Come quelle preparate dalla domestica Adelina: "la caponatina o la pasta 'ncasciata".

E i famosi arancini, al centro di una disputa linguistica se declinati al femminile o al maschile a secondo dell'angolazione geografica dell'Isola, da preparare 'senza zafferano'. "Una doppia presa di distanza 'pi carità' - annota il semiologo - rispetto al risotto che serve da alimento base delle arancine che non è alla milanese".

E se di solito Montalbano tiene rigorosamente separati il momento "dell'investigazione da quello dei piaceri della tavola, qui le due dimensioni si intrecciano quasi fino a confondersi: in una trama dove non è più il consumo del cibo a dominare bensì la sua preparazione.

Ma prima ancora - scrive il semiologo - dell'immersione nell'olio, vedremo che è l'allestimento formale e materiale dell'arancino a far eco plastica con i gesti e i modi dell'investigazione poliziesca". Narra Camilleri: "Gesù gli arancini! Montalbano li aveva assaggiati solo una volta: un ricordi che sicuramente gli era 'trasuto' nel Dna, nel patrimonio genetico".

La ricetta, inoltre, si tramanda "in modo che - prosegue Marrone - la sua scrittura, come per le fiabe, è già una traduzione letteraria di qualcosa che la precede oralmente e che è personale, locale, etnicamente marcato. Come dire che tutte le vere ricette si sanno a memoria". Per il docente, inoltre, "la serie poliziesca e quella culinaria, il dover-fare e il voler-essere, divengono così una sola cosa".

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