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Kevin Costner a Roma: il mio messaggio contro il razzismo

L'attore è protagonista del film 'Black and White' di Mike Binder che vede il ritorno dell'attore premio Oscar in un film commovente, poco retorico, e in cui, con coraggio, presta la faccia a Elliot Anderson, affettuoso nonno avvocato che combatte per l'affidamento della nipote di colore

ROMA. Kevin Costner, 59 anni, non balla più con i lupi, ma veste panni di un nonno molto legato alla sua nipotina di colore. Lo fa in questo 'Black and White' di Mike Binder, passato al Festival di Roma in collaborazione con Alice nella città, che vede il ritorno dell'attore premio Oscar in un film commovente, poco retorico, e in cui, con coraggio, presta la faccia a Elliot Anderson, affettuoso nonno avvocato che combatte per l'affidamento della nipote di colore. ''Un messaggio contro il razzismo'' così Costner parla a Roma di questo film che ha anche prodotto. Questa la storia. Anderson è un avvocato benestante che, dopo aver perso la figlia sposata con un balordo di colore, ha avuto insieme alla moglie in affidamento la dolcissima Eloise (Jillian Estell).

Rimasto vedovo, le cose cambiano. Dovrà infatti lottare con Rowena (l'attrice premio Oscar Octavia Spencer per The Help), nonna della bambina, che insieme alla sua numerosa famiglia di colore, cerca di ottenerne la custodia legale. Da qui un lungo processo in tribunale in cui si scontreranno il disagio del padre di colore di Eloise, ovvero Reggie (Andrè Holland) dedito all'uso di droga, e quello dello stesso Anderson che in crisi per il lutto e per la paura dal possibile distacco dalla bambina ha cominciato a bere. Nel cast del film anche Anthony Mackie (Real Steel, Il quinto potere, Captain America - Il soldato d'inverno) e Jennifer Ehle (Le idi di marzo, Contagion, Zero Dark Thirty). ''È un soggetto delicato verso cui non pretendo di avere risposte, ma la bellezza del mondo è sempre stata data dalle differenze. Le cose più belle che mi sono capitate nella vita - spiega a Roma l'attore - mi sono successe con persone con cui non condividevo neppure la lingua. Il razzismo - aggiunge - resta un grande problema negli Usa. E questo film è un messaggio che aiuta proprio come ha fatto con me quando lo letto la sceneggiatura. Sapevo che, a fine lettura, sarei stato una persona diversa''.

Comunque sottolinea Costner: ''Non sono ancora nonno. Il mio personaggio è solo uno che beve troppo anche perché ha perso due donne importanti della sua vita, la figlia e la moglie. Sono però papà di sette figli - aggiunge con orgoglio - e nella vita, va detto, si ha l'opportunità di fare tante cose: musica, viaggiare, recitare. Tutte cose che però possono interrompersi. Quella che invece resta sempre è la responsabilità di un padre verso i propri figli. Io sto spesso
con loro. Li porto a scuola e li vado prendere e ho una figlia di quattro anni - dice con grande amore - che fa sempre drammi. E' appassionata di Frozen e quando c'è in tv nessuno si deve
muovere''.

A chi gli chiede della sua bellezza dice: ''Quando vediamo una donna non bella in un party che sta in un angolo, pensiamo sia timida. Se invece è bella che è snob. Viviamo in base alla impressioni. Se sei un uomo, come me, alto un metro e novanta e anche un bell'uomo pensano che sei solo fortunato, ma non intelligente. Io intelligente non sono, sono estremamente fortunato e lavoro ogni giorno per diventare più intelligente. Mia moglie (Christine Baumgartner), ad esempio, è molto bella, ma quella di cui mi sono innamorato è la persona con cui ho parlato''.

E ancora su Black and White e sul suo messaggio. ''La mia speranza è che questa storia abbia un impatto universale'' e sempre riguardo al colore della pelle Costner fa una puntuale e originale metafora: ''Quando vedo una donna guardo d'istinto il suo seno, ma non è una cosa importante. Quello che conta è il terzo, il quarto pensiero che mi suscita questa persona parlandoci. Così è per il colore della pelle''.

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