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Treni in Sicilia, accumulati 24 giorni di ritardo in sei mesi e ora biglietti più cari

In sei mesi su cinque tra le principali tratte siciliane i treni hanno accumulato qualcosa come 34728 ore di ritardo, che accumulati sono circa 24 giorni, con 1825 corse in ritardo e 661 soppresse.

Numeri che sono stati forniti dal comitato pendolari siciliani, presieduto da Giosuè Malaponti, che ha fornito una tabella con i dati presi da un monitoraggio che va dal dicembre del 2021 al giugno 2022.

Le tratte prese in considerazione sono la Palermo-Sant'Agata-Messina (quella con più minuti di ritardo, 9737 in tutto), la Messina-Siracusa-Catania (quella con più treni in ritardo, 519, e treni soppressi, ben 290), la Catania-Caltagirone, la Siracusa-Catania-Palermo e la Piraneito-Castelvetrano-Trapani.

"Il Comitato Pendolari Siciliani ha effettuato un monitoraggio, da dicembre 2021 a giugno 2022, su oltre 25.000 treni distribuiti sulle tratte di maggiore frequentazione secondo i dati riportati nella seguente tabella di riepilogo - dice Malaponti -. Nel loro insieme, i valori raccolti mettono in luce ancora una volta le (stesse) problematiche e i disservizi riscontrati sulle varie relazioni per problemi tecnici all’infrastruttura, alle condizioni meteo avverse o altre cause dovute a fatti occasionali-ostruzioni varie lungo linea. L'obiettivo è sensibilizzare Regione, Trenitalia e Rete Ferroviaria Italiana a rilanciare gli investimenti, ottimizzando parallelamente i tempi di percorrenza riducendo al minimo i tempi di attesa per incrocio che inevitabilmente caratterizzano le tratte a doppio binario. Contestualmente assistiamo al fatto che, ancora una volta, gli interventi di potenziamento infrastrutturale (nodo di Catania, Palermo e Messina) non hanno comportato un aumento delle performance (orario cadenzato) in tale senso (es. riduzione dei tempi di percorrenza)".

Una tabella che arriva nei giorni delle polemiche per l'aumento del prezzo degli abbonamenti e dei biglietti in Sicilia, dal 1° gennaio, con un 10% in più che pesano sulle tasche dei pendolari.  "Se non verrà revocato l’aumento di gennaio 2003 sarà il quarto aumento del costo dei titoli di viaggio, pari al 37,5% che i pendolari e l’utenza si trovano a dover pagare, da quando è stato sottoscritto il Contratto di Servizio “Ponte” 2015-2016 e il Contratto di Servizio decennale 2017-2026 ma i treni*km sono sempre i 10, 9 milioni e il servizio di anno in anno è sempre lo stesso. Aspettiamo risposte dall'assessore alle Infrastrutture e Trasporti Alessandro Aricò", conclude Malaponti.

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