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Lo sfogo dell'Associazione nigeriani: «Se fosse stato italiano, l'avrebbero difeso»

Il sindaco Fabrizio Ciarapica con la vedova Charity Oriachi

«Se fossero stati due italiani le cose sarebbero andate diversamente, qualcuno sarebbe intervenuto per staccarli...». Ne è convinto Patrick Guobadia, vice segretario nazionale dell’Associazione dei nigeriani in Italia e presidente dell’associazione nigeriani Abruzzo e Molise, mentre commenta con l’Ansa la morte di Alika Ogorchukwu, l'ambulante nigeriano picchiato nel centro di Civitanova Marche prima con una stampella poi a mani nude dal 32enne italiano Filippo Ferlazzo, arrestato per omicidio.

«Mi hanno detto che a Civitanova Marche si vive bene», ma Guobadia ammette che «in Italia il clima nei confronti dei migranti è cambiato» da qualche anno, «è peggiorato anche per colpa della politica». «C'è molta diffidenza anche nei confronti di chi lavora e abita qui stabilmente, una specie di paura del diverso - ribadisce - . C'è paura, quasi come se i migranti fossero venuti qui per rubare». Guobadia non è solo inorridito per la morte di Alika, ma anche «stupito» per il fatto che nessuno sia intervenuto per difendere l’ambulante, ben noto in città perché vendeva pacchetti di fazzoletti di carta.

Anche il sindaco Fabrizio Ciarapica (che ieri ha incontrato la moglie di Alika, Charity Oriachi) non si dà spiegazioni. «È vergognoso e preoccupante, che la gente sia rimasta a guardare senza intervenire», si sfoga. E poi una riflessione, non tanto da straniero, ma da comune cittadino: «Mi chiedo dove stia andando l'Italia, forse alla deriva. Non sappiamo che succederà domani».

«Io - spiega - lavoro da anni per tenere buoni rapporti, per favorire l’integrazione, ma ora c'è più tensione, la gente fa fatica ad arrivare alla fine del mese, c'è stato il Covid... È difficile per tutti e quindi dovremmo andare avanti tutti insieme. E invece...».

La comunità nigeriana sta organizzando una manifestazione per sabato prossimo a Civitanova Marche, dopo quella di ieri, spontanea e non autorizzata, che ha bloccato il centro, con qualche momento di tensione, con accuse di razzismo e slogan contro Salvini. Quella di sabato sarà regolarmente autorizzata e dovrebbero partecipare associazioni del terzo settore, altre comunità di migranti, sindacati. Anche le istituzioni saranno invitate. La stessa comunità, annuncia Guobadia, intende costituirsi parte civile nel futuro processo a Ferlazzo. «Vogliamo seguire ogni passaggio, verificare che sia fatto tutto bene», conclude, citando il processo per l’omicidio di Emmanuel Chibi Namdi, il nigeriano morto a 36 anni a seguito di una colluttazione a fermo con un ultrà, in cui alcune testimonianze furono contestate.

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