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Chi è Filippo Ferlazzo, l'autore dell'aggressione al nigeriano ripresa dai telefonini

Filippo Claudio Giuseppe Ferlazzo aggredisce Alika Ogorchukwu: il pestaggio ripreso dai telefonini

Un giovane di 32 anni dal fisico robusto, nato in Austria e di origini salernitane, che aveva già manifestato problemi nel gestire la propria aggressività, ma che da qualche settimana sembrava avere trovato il proprio equilibrio: aveva al suo fianco una compagna, una 45enne civitanovese, ed era stato finalmente assunto in una fonderia a Civitanova Alta.

Poi è bastato un gesto, tragicamente giudicato come troppo insistente, nel fare riemergere in Filippo Claudio Giuseppe Ferlazzo tutta la furia che aveva dentro fino a uccidere l’ambulante nigeriano Alika Ogorchukwu, pestandolo a morte in strada in centro, a Civitanova Marche. E adesso ripete: «Non so come sia potuto succedere».

È anche alla luce di una sua presunta instabilità che i suoi legali chiederanno una perizia psichiatrica per dimostrare che quella violenza cieca, commessa prima con la stampella della stessa vittima già claudicante e poi a mani nude, forse non era qualcosa di pienamente consapevole per l’operaio 32enne: perché - spiegano - c'erano problemi già emersi in passato. A quanto appreso, ma l’informazione non è confermata, la madre sarebbe stata il suo amministratore di sostegno.

Dalla cella del carcere di Montacuto, ad Ancona, Filippo chiede «scusa alla famiglia della vittima» e chiede della fidanzata. È proprio perché secondo Filippo era stata infastidita lei, che lui ha reagito con quella violenza ancora inspiegabile, ma diventata una verità incontrovertibile nelle immagini riprese dai cellulari dei passanti. «L'ambulante chiedeva insistentemente l’elemosina e ha anche tenuto per un braccio la mia fidanzata»: questa la sua prima ricostruzione di quanto successo prima che i telefonini riprendessero il massacro in pieno giorno nella via centrale del corso di Civitanova.

Alika aveva solo chiesto l’elemosina e la reazione di Filippo è stata abnorme, violenta, perpetrata per quattro lunghissimi minuti, fino alla morte dell’ambulante. «Non so come mi sia potuto succedere», dice dalla cella l’operaio. Lunedì dovrà spiegarlo al giudice per le indagini preliminari, nell’udienza di convalida del fermo.

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