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Coronavirus, la Sicilia resta in zona arancione ma vede "rosso". L'Rt nazionale torna sotto l'1

Niente zona rossa per la Sicilia, almeno per il momento. L'Isola resterà in zona arancione dopo Pasqua e probabilmente lo sarà fino a metà aprile. Nonostante gli ultimi dati preoccupanti - oltre 1.200 nuovi contagi solo ieri, aumento dei ricoveri ordinari e in rianimazione e vittime che restano costanti - il cambio di zona non avverrà e dunque dopo il weekend pasquale rosso del 3, 4 e 5 aprile valido a livello nazionale la Sicilia tornerà a essere arancione.

I dati delle ultime due settimane sono ancora infatti compatibili con la zona con meno restrizioni (quella gialla è stata abolita almeno fino a fine mese), e dunque il pericolo è scongiurato nonostante un indice Rt ancora superiore a 1. Il rischio di entrare nella zona rossa nelle prossime settimane però è alto, anche perché gli occhi del Governo nazionale sono puntati su ciò che succede nell'Isola, con lo scandalo sui falsi dati Covid che ha gettato nella bufera l'intero assessorato della Salute e portato all'arresto di tre persone e alle dimissioni dell'ormai ex assessore Ruggero Razza.

Inoltre già molti Comuni sono finiti in "rosso", 28 in tutto. Si tratta di Ribera, Comitini, Racalmuto, Siculiana, Palma di Montechiaro, Porto Empedocle, Santa Margherita di Belice, Lampedusa e Linosa nell'Agrigentino; Santa Maria di Licodia e Biancavilla nel Catanese; Francavilla di Sicilia e Gaggi nel Messinese; Caltanissetta, Mazzarino e Serradifalco nel Nisseno; Trabia, Caltavuturo, S. Mauro Castelverde, Ventimiglia di Sicilia, Borgetto, Ciminna, Mezzojuso e Partinico in provincia di Palermo; Acate e Scicli, nel Ragusano, Centuripe e Regalbuto, in provincia di Enna; Priolo Gargallo in provincia di Siracusa. E a questi rischia di aggiungersi Palermo, in una situazione sempre più delicata.

Sul fronte nazionale invece si conferma la lieve decrescita della curva, tanto che l'indice di contagio Rt torna finalmente sotto l'1: a quanto si apprende, questa settimana è sceso a 0,98, contro l’1,08 della scorsa settimana e l’1,16 di due settimane fa. È quanto sarebbe emerso dalla riunione della Cabina di Regia sul monitoraggio settimanale. Anche l’incidenza è in calo, a 232 casi settimanali per centomila abitanti (la scorsa settimana 240). Molte Regioni resteranno però in zona rossa, tra queste non ci sarà il Veneto: il governatore Luca Zaia ha annunciato il ritorno in arancione a partire da martedì. Stessa sorte dovrebbe toccare a Marche e provincia di Trento.

Secondo quanto si legge nel report di ministero della Salute e Iss, complessivamente il rischio epidemico nell’ultima settimana «si mantiene a livelli elevati con sei Regioni (Calabria, Emilia-Romagna, Liguria, Puglia, Toscana e Veneto) che hanno un livello di rischio alto». Tredici Regioni «hanno una classificazione di rischio moderato (di cui sette ad alta probabilità di progressione a rischio alto nelle prossime settimane) e una Regione (Basilicata) e una Provincia Autonoma (Bolzano) hanno una classificazione di rischio basso».

Undici Regioni hanno un Rt puntuale maggiore di uno. Tra queste, due (Campania e Valle d’Aosta) hanno una trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo 3. Sei Regioni hanno una trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo 2. Le altre Regioni hanno una trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo uno. Tutte le Regioni, tranne nove, hanno riportato allerte di resilienza. Quattro di queste (Calabria, Emilia-Romagna, Puglia e Veneto) riportano molteplici allerte di resilienza. Le Regioni con Rt superiore a 1 sono: Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Valle d’Aosta, Veneto.

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