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Terza ondata in Sicilia, allarme negli ospedali: focolai, reparti pieni e più ricoveri in terapia intensiva

Ambulanze in attesa a Villa Sofia a Palermo

Che siamo in piena emergenza e che la terza ondata è imminente o addirittura già iniziata lo si intuisce soprattutto dalle difficoltà degli ospedali. Da un lato i reparti Covid pieni, come nel caso del Cervello di Palermo, dall'altra i casi di Coronavirus registrati tra medici e pazienti.

FOCOLAI

Al Policlinico salgono a 24, tra pazienti e sanitari, i positivi nel reparto di Medicina d'urgenza. Gli ultimi contagi riscontrati riguardano un medico e un'infermiera. E' stato disposto il blocco dei ricoveri e l'isolamento contestualmente degli ultimi 7 pazienti rimasti in corsia.
All'inizio dell'anno le persone ricoverate nell'astanteria erano 23, sedici delle quali trasferite in altri reparti o ospedali allestiti per l'emergenza Coronavirus. Due, invece, quelle finite in terapia intensiva per l'acuirsi delle loro condizioni.

I primi casi di contagio sono emersi proprio nel giorno di Capodanno, dopo i tamponi - eseguiti sempre con maggiore frequenza per individuare eventuali focolai - fatti a tre infermiere e a un operatore sociosanitario che hanno lavorato nello stesso turno.

In affanno a Palermo anche Villa Sofia, anche se dall'ospedale assicurano che la situazione è tornata alla normalità. "Sono stati riscontrati, nella notte, alcuni casi di pazienti positivi a Coronavirus in area del Pronto soccorso (a seguito della ormai fisiologica attività di rilevazione dei tamponi) e, pertanto, si sono tempestivamente attivate le procedure di sanificazione, in corso delle quali si è congruamente, in un primo momento, limitato l'accesso ai soli codici rossi, proprio per consentire l'espletamento di tali procedure e isolare i positivi - spiega una nota l'azienda ospedali riuniti Villa Sofia Cervello -. Si sono aperti anche gli accessi ai codici minori e la situazione è pressoché tornata alla normalità".

Sono 11 i positivi individuati nell'ospedale tra pazienti e sanitari tanto che stanotte le ambulanze del 118 sono state dirottate in altri ospedali come Policlinico, Buccheri La Ferla, Civico e Ingrassia.

TERAPIE INTENSIVE

Motivo di preoccupazione sono anche i ricoveri. La zona gialla istituita in 11 regioni in novembre non sembra essere stata di aiuto nel controllare l'andamento dell'epidemia: lo indicano i risultati dell'analisi eseguita dal matematico Giovanni Sebastiani, dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo 'Mauro Picone' del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac).
L'analisi è relativa all'andamento a livello regionale delle curve del numero di posti occupati giorno per giorno da pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva per Covid-19. I risultati, basati sui dati degli ultimi sette-dieci giorni, indicano che fra le 11 regioni e province autonome alle quali è stato assegnato il colore giallo, fra cui la Sicilia, almeno una volta a novembre, 9 mostrano trend di crescita e 2 di stasi e nessuna mostra segni di decrescita. I ricoveri in terapia intensiva sono aumentati dunque in Sicilia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Umbria e Veneto. Si osserva invece una situazione stazionaria in Sardegna e nella provincia autonoma di Trento.
Fra le restanti dieci regioni e province autonome alle quali in novembre non è mai stato assegnato il giallo, c'è una tendenza all'aumento dei ricoveri in terapia intensiva solo in Abruzzo e nella provincia autonoma di Bolzano; è stazionaria la situazione in Calabria, Campania e Lombardia. Si osserva infine una decrescita in Basilicata, Piemonte, Toscana, Valle d'Aosta e Puglia.
E' un quadro, commenta Sebastiani, dal quale "emerge una differenza di comportamento non casuale. Sembra - rileva - che le restrizioni corrispondenti al giallo non siano sufficienti per limitare i contatti e la trasmissione del virus".

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