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Fase 3: oggi in Italia si torna a viaggiare, controlli e nuove regole nelle stazioni

Sono trascorsi quasi tre mesi dall'inizio del lockdown e parte oggi una nuova fase. La fase 3, si potrebbe dire. Quella che consente la libera circolazione in tutta Italia senza condizione e con i cittadini dell'area Schengen e della Gran Bretagna che possono venire nel nostro paese senza obbligo di quarantena e senza altre restrizioni che non siano quelle in vigore per tutti:  divieto di assembramento, mantenimento della distanza interpersonale e uso della mascherina nei luoghi chiusi.

Ma l'Italia conta 33.530 morti, un bilancio terribile che invita alla prudenza. Il coronavirus non è ancora sconfitto, come confermano ancora una volta i numeri di ieri: i contagi tornano a salire, anche se il bollettino scontava i pochi tamponi eseguiti di domenica, ma è altrettanto evidente che l'incremento c'è stato visto che da 178 casi sì è arrivati a 318.

Con il nord ovest e la Lombardia che fanno una corsa diversa rispetto al resto d'Italia: 8 regioni (Puglia, Trentino Alto Adige, Umbria, Sardegna, Valle d'Aosta, Calabria, Molise e Basilicata) non hanno nuovi contagiati, altre sette ne hanno meno di dieci mentre Lombardia, Piemonte e Liguria insieme ne hanno 259 su 318, l'81,4% del totale. La Lombardia, da sola, ne ha il 58,8%.

Fase 3, dunque, non significa normalità. Si tratta di una fase più complessa in cui sono fondamentali, forse più di prima, i comportamenti e il senso di responsabilità degli italiani. Ci sono poi una serie di novità che riguardano le stazioni ferroviarie. Con un decreto firmato dal ministro dei Trasporti Paola De Micheli, da oggi diventa obbligatoria la misurazione della febbre per chi viaggia con l'Alta Velocità o con gli intercity: ci saranno degli ingressi dedicati nelle stazioni e, in caso si abbia più di 37,5°C, non sarà consentito l'accesso a bordo del treno.

Fondamentale in questa nuova fase sarà anche la capacità dei sistemi sanitari regionali di individuare nel più breve tempo possibile nuovi casi e isolare eventuali nuovi focolai. Ogni Regione può agire autonomamente, sempre nel rispetto delle misure decise a livello nazionale, e decidere attraverso quale strumento aumentare o migliorare i controlli.

"E' giusto - sottolinea ancora Boccia - che ogni presidente di regione rafforzi i propri sistemi di controllo e di prevenzione sanitaria". C'è chi si è attrezzato con il contact tracing, come il Lazio, chi con una App regionale, come la Sicilia, chi con un questionario e una piattaforma per la registrazione di chi arriva, come la Sardegna. La settimana prossima, inoltre, sarà in funzione 'Immuni', la app per il contact tracing scelta dal governo: dall'8 nelle quattro regioni in cui partirà la sperimentazione (Liguria, Marche, Abruzzo e Puglia), dopo pochi giorni nel resto d'Italia. "Ho studiato bene come funziona Immuni - dice l'epidemiologo Pierluigi Lopalco, capo della task force pugliese - e vi consiglio di non scaricarla se non siete interessati a sapere di essere entrati in contatto con un soggetto positivo al Coronavirus, potenzialmente contagioso, e non avete a cuore la vostra salute e quella di chi è vicino. In tutti gli altri casi, usatela".

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