Se non fosse una cosa tremendamente seria, ci sarebbe quasi da ridere. Alla fine di una settimana di proclami e di promesse, arrivano le file delle auto a Villa San Giovanni. La Sicilia isolata, chiusa, inaccessibile in realtà non è mai esistita.
Quelle scene di ieri sera con l’assalto (ennesimo) ai traghetti per Messina, di gente che veniva dal Nord o chissà da dove, tra l’altro rilanciate sui social in piena notte proprio dal presidente della Regione Nello Musumeci, sono soltanto “la punta dell’iceberg", per utilizzare una metafora molto in voga in questi giorni. Sì, perchè mentre chi va a farsi una corsetta o va a trovare la fidanzata a pochi chilometri da casa viene (giustamente) multato e controllato ossessivamente per essere diventato nemico pubblico della salute di una nazione, c'è anche chi si permette di salire in macchina, partire dal Nord Italia, macinare chilometri su chilometri come se niente fosse e arrivare tranquillamente al Sud. Tra loro, ci sarà probabilmente anche chi è stato autorizzato a tornare e chi lo ha fatto per ragioni di necessità. Ma le lunghe code parlano chiaro.
Sicilia blindata ma non troppo. Nei giorni scorsi l'annuncio che col treno non entrava più nessuno, tranne ovviamente per “comprovante necessità” e così via. In realtà a Messina ancora oggi ogni giorno traghettano una media di 100 persone, comodamente o quasi sedute sull’Intercity 723 proveniente da Roma. E’ vero, non ci sono per ora treni che arrivano direttamente in Sicilia dal Nord, ma tecnicamente nessuno vieta di prendere, ad esempio, un Milano-Roma (ancora ci sono, pochi ma ci sono) e poi dalla Capitale arrivare nell’Isola.
A denunciare questa situazione era stato anche il segretario dell’Orsa Mariano Massaro: “Questa organizzazione sindacale ha più volte segnalato al presidente del Consiglio Conte e al governatore Musumeci che l’annunciato 'isolamento della Sicilia' nei fatti non si è mai concretizzato - dice Massaro -. L’anomalia del treno Intercity 723 che giornalmente imbarca sui traghetti ferroviari per trasportare all’interno dell’isola una media di 150/200 passeggeri provenienti da Roma. I controlli sono pressoché inesistenti. Nella Sicilia, che secondo i proclami dei governi nazionale e regionale dovrebbe essere 'blindata', sono blindati in casa solo i siciliani, per il resto sono giunti oltre 40.000 viaggiatori a vario titolo. Se in Sicilia si dovesse verificare un contagio di massa simile a quello che ha colpito Regioni come la Lombardia e l’Emilia Romagna, l’Isola non avrebbe gli strumenti sanitari per resistere, sarebbe un’ecatombe nel giro di pochi giorni. Nell’interesse nazionale – conclude - si intervenga subito a isolare una regione dove la situazione è al prologo del dramma. State giocando col fuoco”. In realtà, come detto, la media è di circa 100 persone al giorno arrivate in Sicilia a bordo dell'Intercity.
Secondo i dati forniti, il 15 e il 16 marzo sono arrivate con quel treno in Sicilia 81 persone, il 17 marzo 122, il 18 marzo 78, il 19 marzo ben 143, il 20 marzo 104, il 21 marzo 126 e ieri 121. Ed è solo un treno. Effettuati a tutti i viaggiatori il controllo delle autocertificazioni e della temperatura con termoscanner (tutti negativi). Impiegati agenti di polizia di Stato, polfer e guardie forestali, addetti Asp per controllo con termoscanner. Insomma, con una singola corsa in treno sono rientrate, dal 15 marzo, circa 800 persone. Tutte medici, infermieri, forze dell’ordine e “giustificati da comprovati motivi”? Forse. O forse no, come è più probabile.
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