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Mafia, il consiglio d'Europa all'Italia: rivedere il 41 bis, crea disordini mentali

La sede del Consiglio d'Europa a Strasburgo

Il Cpt, Comitato anti tortura del Consiglio d'Europa, nel rapporto sulla visita condotta in Italia lo scorso marzo con l'obiettivo di valutare le misure d'isolamento imposte ai detenuti, invita il governo italiano a intervenire sul sistema carcerario. E sollecita anche una riforma del regime del 41 bis perchè potrebbe creare disordini mentali.

"Abolire senza ulteriori indugi l'isolamento diurno", misura "anacronistica" e "priva di qualsiasi giustificazione penologica", e apportare cambiamenti ad altre forme di isolamento, compreso il regime del '41 bis' per chi è condannato per mafia. Questi gli interventi che chiedono alle autorità italiane.

Il Cpt, in particolare, chiede l'abolizione della misura prevista dall'articolo 72 del codice penale secondo cui il tribunale può decidere che un detenuto condannato per molteplici crimini puniti con l'ergastolo debba trascorrere parte della condanna, per un periodo che varia tra i due mesi e i tre anni, in isolamento diurno. Secondo l'organo di Strasburgo, si tratta di una misura "punitiva", "potenzialmente dannosa" per la salute mentale dei detenuti, e "inaccettabile" dato che aggiunge un surplus a quella che è già una punizione, la prigione.

Nel rapporto il Cpt dice di aver incontrato detenuti che, "dopo anni di prigione in cui avevano cominciato con risultati positivi un percorso di risocializzazione, hanno dovuto interromperlo perché il tribunale ha ordinato il loro isolamento diurno".

Strasburgo ha delle riserve anche rispetto ad altre forme d'isolamento previste nelle carceri italiane, in particolare per i limiti - meno attività e meno contatti con altri anche per anni - imposti ai carcerati che vi sono sottoposti, e per alcuni chiede anche d'introdurre le necessarie garanzie per assicurare che si valuti, a cadenze regolari, se mantenerle e se il detenuto possa fare ricorso per porvi fine.

L'organo di Strasburgo chiede infine una serie di riforme del 41 bis che riguardano sia le limitazioni imposte ai detenuti sottoposti a questa misura che la prassi con cui è presa la decisione di mantenere un carcerato sotto questo regime. Nel rapporto il Cpt evidenzia che "ha incontrato almeno due detenuti al 41 bis affetti da seri disordini mentali" e si chiede come le autorità "abbiano valutato la loro capacità di provare che non sono più in grado di controllare le organizzazioni criminali che capeggiavano e se sia necessario tenerli sotto il regime del 41 bis piuttosto che spostarli in un ambiente sicuro, più idoneo ai loro bisogni".

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