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Addio a Ciampi, quando nel 2000 in Sicilia parlò di liberazione dalla paura della mafia

PALERMO. "In Sicilia, come del resto in tutta l'Italia, abbiamo una grande occasione. Qui ne è particolarmente avvertito e visibile un aspetto; quello della liberazione dalla soggezione a quella vecchia cultura che si sintetizzava nella paura della mafia, e che si combinava con l'indifferenza, con una sorta di fatalismo".

E' quanto affermò, il 13 gennaio del 2000 nel suo discorso all'assemblea regionale l'ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, scomparso oggi. "Questo è un momento decisivo: il momento di non allentare gli sforzi, di coltivare nell'animo la fiducia nelle proprie possibilità, - aggiunse - di saperle tradurre nei comportamenti quotidiani con tenacia e con determinazione. Da Palermo, da questo golfo splendente dove un tempo trovarono approdo le navi fenicie e greche, poi quelle cartaginesi e quelle romane, lo sguardo si distende su vasti orizzonti, che ci dicono quanto ampio sia lo spazio d'azione per una Sicilia che ritrovi - e voi qui l'avete riaffermato - la sua storica vocazione di cuore del Mediterraneo".

Per Ciampi: "Una tra le sfide più importanti del nuovo secolo è di trasformare in incontro fecondo il confronto, inevitabile, già in atto tra la Riva Sud e la Riva Nord del Mediterraneo". "Chi meglio dei Siciliani, con la loro memoria storica, può comprendere l'immenso potenziale di sviluppo pacifico che si apre davanti a tutti noi se sapremo dar vita a una relazione creativa fra il Nord e il Sud del Mediterraneo, - osservò - riportando il nostro mare a quella centralità che ne ha fatto nei millenni il fulcro della civiltà?".

E poi esortò: "Gettare un ponte di pace e di cooperazione attraverso il Mediterraneo è compito arduo ed ambizioso. Tutte le energie dell'Italia, e in particolar modo tutte le capacità di iniziativa della Sicilia, debbono proporsi di costruire quel ponte, nel proprio interesse, nell'interesse dell'Europa, nell'interesse della pace mondiale".

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