
PALERMO. In una lettera al ministro per la Salute, Beatrice Lorenzin, i sindaci dei comuni delle Madonie (Petralia Sottana, Alimena, Blufi, Bompietro, Castellana Sicula, Gangi, Geraci Siculo, Petralia Soprana, Polizzi Generosa) dicono no alla chiusura del punto nascita di Petralia Sottana, chiedono al ministro di riconsiderare la decisione di sopprimere il punto nascite, la invitano ad effettuare un sopralluogo sulle Madonie e annunciano proteste.
Da domani i sindaci cominceranno le occupazioni ad oltranze dei municipi dei 9 comuni del comprensorio, mentre l'8 gennaio hanno deciso organizzare una manifestazione. Un corteo di auto percorrerà l'autostrada A19 per raggiungere Palermo, dove sindaci e cittadini chiederanno un incontro al prefetto Antonella De Miro.
"Dai primi minuti del nuovo anno, le partorienti dei nostri comuni - scrivono i sindaci - devono recarsi all'ospedale di Termini Imerese, con tempi di percorrenza, in condizioni ottimali, di più di un'ora e mezza, affrontando oltre 75 chilometri di curve e mettendo a repentaglio la propria vita e quella della propria creatura. I paesi delle Madonie si trovano a un'altitudine media di 1000 metri sul livello del mare, (sino ai 1147 metri di Petralia Soprana), e lo spostamento dai nostri paesi per raggiungere il presidio di Termini Imerese diventa particolarmente difficoltoso e rischioso nei mesi invernali, quando le strade sono innevate, o addirittura bloccate, e sovente avvolte da banchi di nebbia".
"Il rischio che il parto sfoci in una tragedia è elevatissimo - scrivono ancora i sindaci - Chiediamo di riconsiderare la decisione di chiudere il punto nascita dell'ospedale Madonna SS. dell'Alto di Petralia Sottana, valutando tutte le ragioni di sicurezza per la mamma e il bambino che, nel contesto dato, diventano servizio indispensabile alle numerose comunità locali".
"Il punto Nascita di Petralia Sottana può essere un centro di assistenza sanitaria sicuro e di elevata qualità - scrivono ancora - anche se le nascite sono al di sotto del parametro di 500 all'anno. Facciamo appello alla sua sensibilità e le chiediamo di venire qui, sulle Madonie, a verificare di persona le condizioni del territorio e della comunità e a valutare le ragioni della nostra richiesta. Sarà anche l'occasione per verificare le condizioni della ottima struttura ospedaliera, nella quale i requisiti di sicurezza richiesti sono facilmente raggiungibili".
"Come rappresentanti di queste piccole comunità - concludono - la attendiamo, presidiando ininterrottamente le case comunali, al fine di garantire i diritti di cittadinanza a chi continua a vivere in montagna credendo in un futuro". Intanto sulla chiusura del punto nascita, il deputato di Sel Erasmo Palazzotto annuncia un'interrogazione alla Camera.
Anci Sicilia: tagli senza alternative. "Il governo porta avanti una politica di tagli senza valutare opzioni alternative: per questo motivo, chiediamo che si riapra un confronto coi territori per valutarne le situazioni caso per caso, facendo delle scelte che abbiano come interesse supremo la salute di mamme e bambini. Ci preoccupa anche che si stia procedendo alla chiusura di ben 4 punti nascita in Sicilia, senza aver attivato il servizio di trasporto per le emergenze neonatali e il servizio di trasporto materno assistito, lasciando di fatto un pericoloso vuoto proprio in tema di sicurezza". Lo dicono Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente presidente e segretario generale dell'AnciSicilia, commentando la decisione del governo nazionale di chiudere i punti nascita di Petralia, Santo Stefano Quisquina, Lipari e Mussomeli.
"È altresì necessario - concludono Orlando e Alvano - che su temi delicati come questo si tenga conto di quei casi in cui il presidio sanitario risulti assolutamente indispensabile avendo considerato anche le caratteristiche territoriali e le proibitive condizioni meteorologiche in alcuni periodi dell'anno".
M5s: Gucciardi riferisca all'Ars. Il Movimento 5 Stelle Sicilia chiede all'assessore regionale alla Salute, Baldo Gucciardi, di relazionare urgentemente in aula, oltre che in commissione all'Ars, "sullo scellerato provvedimento assunto dal ministro della Salute Lorenzin nei giorni scorsi", definendolo "un atto di pirateria col quale il ministro decreta a poche ore dall'inizio del 2016, la chiusura di ben quattro punti nascita, quali Petralia, Lipari, Mussomeli e Santo Stefano di Quisquilia", sottolineando che "anche a Bronte e a Licata i punti nascita, nonostante la concessione della proroga ministeriale, sono stati chiusi il 31 dicembre". "Una mossa che sa tanto di presa in giro - si legge in una nota del M5s -. L'assessore Gucciardi adesso spieghi ai siciliani come il governo regionale intende interagire con lo Stato per la salvaguardia della salute dei siciliani".
"Per quello che diamo allo Stato - afferma il parlamentare M5s, Francesco Cappello - dovremmo poterci permettere la sanità migliore d'Europa. La compartecipazione della Regione siciliana alla spesa sanitaria è passata dal 42,5% del 2007 al 49,11% del 2009, per un valore stimato in 600 milioni di euro l'anno e quello che dallo Stato non riceviamo (per il 2016) 500 milioni dell'Irpef dei siciliani che, ex art.55 dell'esercizio provvisorio appena approvato, è subordinato alla definizione di un accordo tra Stato e Regione stessa. Ecco, quindi, che come premio per la sudditanza dimostrata ed i soldi avanzati, la Sicilia ottiene chiusure di ospedali e reparti".
Il caso arriva anche alla Camera, con i deputati M5s che hanno presentato una risoluzione, una interrogazione e una nota al ministero. "Il decreto Lorenzin - afferma la deputata a Palazzo Montecitorio Giulia Di Vita - dà l'occasione alla Regione di rimodulare la rete dei punti nascita basandosi non solo su mere soglie fisse su cui chiedere deroghe, come fossero favori, ma sulle reali esigenze del territorio, tenendo conto anche delle gravissime carenze infrastrutturali della Sicilia che mettono a repentaglio la sicurezza delle partorienti che per raggiungere i cosiddetti punti nascita "sicuri" devono fare dei veri e propri viaggi della speranza o emigrare direttamente dai piccoli centri".
8 Commenti
VINCENZO
04/01/2016 18:24
QUESTA DICE CHE NEI CENTRI OLTRE I 500 PARTI NON C'E' RISCHIO, AL NORD TUTTI I CASI SONO SUCCESSI PROPRIO IN GROSSI CENTRI, ALLORA CHE FACCIAMO?
gionnipa
04/01/2016 19:16
E' sicuramente più rischioso dovere percorrere anche decine di chilometri in auto per raggiungere i cosiddetti "centri sicuri". Nel caso di Lipari, addirittura, occorrerebbe l'aliscafo e, nei casi più complicati, l'elicottero. Massima solidarietà ai residenti dei centri a rischio ed ai Sindaci.
cittadino indignato
04/01/2016 19:25
Questo è l'effetto e le conseguenze di votare il PD meno L mi raccomando continuate a votare il PD
Carlo
04/01/2016 19:32
Gli ospedali sono strutture costosissime, che si giustificano solo se esiste un certo numero di utenti. In un presidio ospedaliero cittadino di medie dimensioni vi sono almeno 5000 parti l'anno. Altro che 500! (numero che peraltro, non credo proprio che a Lipari o Mussomeli si raggiunge neanche con il cannoccchiale). Come si può pensare di mantenere in piedi apparati costosissimi, locali, personale, medici, infermieri, macchinari, per pochissimi utenti? Chi paga? Lo stesso dicasi per gli uffici giudiziari soppressi. Ex preture che restavano operative (con costi spaventosi di personale, giudici, cancellieri, centralinisti) per quattro cause l'anno!! Non si possono sperperare fiumi di denaro pubblico per evitare a pochissimi utenti di percorrere trenta chilometri. Alla collettività costa assai meno l'elicottero!
gionnipa
04/01/2016 20:05
30 chilometri e anche meno da persorrere per raggiungere il "centro sicuro" per decreto, a seconda delle circostanze, possono risultare fatali.
maurizio
04/01/2016 21:01
Signor Carlo , il ssn non funziona come una impresa . I cittadini dei comuni delle madonne PAGANO le stesse tasse dei cittadini di Palermo ma non hanno gli stessi diritti . In parole povere vorrei capire che possibilità ha un cittadino "madonnina" di ricevere una rivascolarizzazione miocardica per un infarto. Le rispondo io : " ZERO" ovvero la possibilità di ricevere un trattamento di riperfusione non potrebbe avvenire entro i 60 minuti (definita ORA D'ORO) oltre il quale non sarebbe più fattibile . certo , possiamo fare come fa lei (che probabilmente abita in un centro con l'ospedale vicino) ovvero fregarcene degli altri e continuare a vivere.
Marco
04/01/2016 21:25
@gionnipa, secondo te, se capisco bene, dovrebbe quindi aprire un ospedale ogni 30 Km (!!!). Idea bizzarra a parte e finanche non considerando che esistono ormai gli elisoccorsi (formula che funziona bene ovunque nel mondo), mi chiedo e ti chiedo: negli ultimi dieci anni, nelle località isolate, risulta che vi siano stati tutti questi parti d'emergenza, in numero tale da giustificare spese faraoniche per presidi ospedalieri remoti? A me, invero, non risulta neppure un caso. Siamo razionali
Sandro
04/01/2016 20:14
Che bestialità! Mentre Lipari è insicura? Petralia è insicura? Ma è per caso sicura, per Lipari, Palermo, distante km. di mare? Ma sono tutti pazzi? Questo è il risultato del dirottamento dei fondi ai parassiti nullafacenti della Regione!
Vittorio
04/01/2016 20:51
Allora lo Stato metta a disposizione tre elicotteri, uno per le Lipari, uno per Madonie e dintorni e uno per Pantelleria.
jacopo
04/01/2016 23:32
Scrivere correttamente SANTO STEFANO QUISQUINA senza "di" non è certo una "quisquilia".
gionnipa
05/01/2016 11:20
Per Marco, mi sono espresso per lei in maniera poco chiara.