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Scorta a Lucia Borsellino. Una fonte rivela: Cosa nostra progetta un attentato

PALERMO. Una fonte confidenziale raccolta dai servizi segreti che parla di un progetto di attentato ai danni di Lucia Borsellino. Un piano ordito probabilmente da Cosa nostra, ma non solo, per vendicare i tanti arresti e sequestri di beni subiti in questi anni. Una sorta di prova di forza per dimostrare a tutti la vitalità dell’organizzazione e di ambienti criminali-affaristici ad essa legati. L’allarme è stato subito raccolto dagli investigatori palermitani e nel giro di poche ore il ministero dell’Interno ha assegnato la scorta alla figlia del giudice massacrato in via D’Amelio.

Il nome Borsellino dunque è di nuovo collegato ad un progetto stragista e la destinataria questa volta è l’ex assessore regionale alla Sanità che ha lasciato la giunta Crocetta sbattendo la porta. Non voleva più avere nulla a che fare con ambienti e situazioni che erano in contrasto con i suoi principi e con i suoi trascorsi. Ma, paradossalmente, proprio queste sue scelte personali e politiche, e per il cognome che porta, hanno finito per renderla suo malgrado un simbolo da abbattere per una mafia mai domata.

Da qui il piano raccontato da una fonte che evidentemente viene tenuta in grande considerazione. Sulla vicenda ci sono indagini in corso che cercheranno di sviluppare l’informativa dei servizi. In questo momento non è chiaro se l’allarme sia scattato solo per una confidenza o se ci siano anche delle intercettazioni, telefoniche o ambientali. Di mezzo ci sarebbe anche uno stato straniero, dove vive una foltissima comunità di siciliani e calabresi: la Germania. I tedeschi ricordano ancora con orrore la strage di Duisburg avvenuta nel 2007, singolare coincidenza, proprio il giorno di ferragosto. Ci furono sei vittime, tutte calabresi, e da allora l’allarme contro la criminalità organizzata italiana da quelle parti è sempre rimasto molto alto.

La confidenza raccolta è stata valutata con attenzione da magistrati e forze di polizia ed è stato deciso di assegnare a Lucia Borsellino una macchina blindata con due agenti. Un livello di sicurezza piuttosto elevato, in relazione proprio a pericolo e alla provenienza della minaccia. Lei è stata contattata dalle autorità lo scorso fine settimana mentre era in vacanza e le misure sono diventate subito operative.

Un dato è certo. Nonostante le continue retate e le serrate indagini patrimoniali, la mafia non avrebbe rinunciato ad eclatanti progetti di attentati. L’ultimo è quello rivelato dal pentito Vito Galatolo nei confronti del pm Nino Di Matteo, anche lui diventato una sorta di simbolo della legalità. Il suo nome viene identificato con le indagini sulla trattativa Stato-mafia e le oscure complicità tra servizi deviati e Cosa nostra.

Di recente si è appreso anche dei piani di morte contro Silvana Saguto, presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, il magistrato che ha firmato sequestri e confische per miliardi di euro e Renato Di Natale, attuale procuratore di Agrigento, in passato in servizio a Caltanissetta. I due dovevano essere eliminati con uno scambio di «favori» tra le cosche palermitane e gelesi. Infine i ripetuti progetti di attentati contro Teresa Principato, procuratore aggiunto a Palermo e capo del pool che si occupa della cattura del superlatitante Matteo Messina Denaro.

Adesso il piano contro la Borsellino che si era dimessa da assessore alla Sanità, subito dopo l’arresto del primario di chirurgia plastica di Villa Sofia, Matteo Tutino, molto vicino al presidente Crocetta. <WC1>«Vari sono stati gli accadimenti che hanno aggredito la credibilità dell'istituzione sanitaria che sono stata chiamata a rappresentare quindi della mia persona», scrisse Lucia Borsellino nella lettera in cui annunciava il 2 luglio le «irrevocabili dimissioni». Pochi giorni dopo, il suo nome era tornato alla ribalta per la presunta intercettazione pubblicata dal settimanale l’Espresso, smentita da quattro procure diverse, nella quale Tutino avrebbe detto a proposito di lei «va fatta saltare, come suo padre». Si scatenò un temporale estivo, fortissimo, ma di breve durata. Crocetta stava per dimettersi, o addirittura suicidarsi, ma le smentite degli inquirenti hanno fatto sgonfiare la vicenda e adesso a finire sotto inchiesta ci sono i due giornalisti del settimanale per diffusione di notizie false e calunnia.

Infine il 19 luglio, anniversario di via D’Amelio, Manfredi Borsellino, fratello di Lucia, affermò davanti al presidente della Repubblica Mattarella, «mia sorella è rimasta in carica come assessore fino a giugno per amore della giustizia, per suo padre, per potere spalancare agli inquirenti le porte della sanità dove si annidano mafia e malaffare. Da oltre un anno era consapevole del clima di ostilità e delle offese che le venivano rivolte».

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