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La sorella di Messina Denaro: "Non sento mio fratello da 20 anni"

Anna Patrizia Messina Denaro, sorella del boss latitante, è imputata, con le accuse di associazione mafiosa ed estorsione, nel processo scaturito dall'operazione «Eden» del 13 dicembre 2013

MARSALA. «Non vedo e non sento mio fratello Matteo da più di vent'anni. Non faccio parte di Cosa nostra. Non ho commesso estorsione in danno di Girolama La Cascia: era stata la mia madrina Caterina Bonagiuso a dirle di darmi una parte dell'eredità, 70 mila euro, che ricevetti con tre assegni che depositai in banca. Se questa è un'estorsione, l'ho proprio fatta male». È così che davanti il Tribunale di Marsala (presidente Gioacchino Natoli) si è difesa Anna Patrizia Messina Denaro, sorella del boss latitante, imputata, con le accuse di associazione mafiosa ed estorsione, nel processo scaturito dall'operazione «Eden» del 13 dicembre 2013.

«La mia madrina - ha proseguito la sorella del boss, ancora detenuta - non mi citò nel testamento perchè aveva il timore che la donazione potesse essere confiscata dalla magistratura. Io pago per il cognome che porto, ma di cui sono orgogliosa. Se avessi avuto contatti con mio fratello Matteo, chi mi controllava se ne sarebbe accorto. Ci mettono le microspie pure nelle brioches».  Sposata da vent'anni con Vincenzo Panicola, condannato in primo grado per mafia, la sorella del boss di Castelvetrano ha accusato il cugino acquisito, Lorenzo Cimarosa, e Giuseppe Grigoli (ex «re» dei supermercati Despar in Sicilia occidentale, cugino di sua suocera, condannato per associazione mafiosa) di lanciare accuse contro i Messina Denaro «solo per salvarsi dal carcere». Il Tribunale ha ascoltato anche il notaio di Castelvetrano, Giovanni Cancemi, che il 24 dicembre 2010 redasse il testamento di Caterina Bonagiuso, deceduta nel febbraio 2011.

«Dopo la morte dell'anziana - ha detto il notaio - mi venne a trovare Girolama La Cascia e mi chiese se aveva l'obbligo di rispettare una disposizione orale della de cuius. Io risposi che non aveva un obbligo giuridico, ma solo morale. Mi disse che si trattava di 70 mila euro. Io spiegai che il trasferimento doveva avvenire con mezzi tracciabili: assegni, bonifico bancario, etc. Solo alla fine, quasi come un colpo di teatro mi disse che la beneficiaria era la sorella di Matteo Messina Denaro».    Imputati nel processo, oltre ad Anna Patrizia Messina Denaro, sono anche Francesco Guttadauro, nipote del boss latitante, e Antonino Lo Sciuto, tutti accusati di associazione mafiosa. E ancora, Vincenzo Torino, che deve rispondere di intestazione fittizia di beni, e Girolama La Cascia (per l'accusa, vittima dell'estorsione) per false dichiarazioni al pm.

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