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Teresa Principato: "Messina Denaro? Siamo più vicini alla sua cattura"

Per il procuratore aggiunto di Palermo «nel clan lo scettro passa da un familiare all’altro e abbiamo già arrestato dieci suoi parenti»

PALERMO. Lo chiama col suo nome di battesimo, Matteo, visto che ormai da anni gli dà la caccia. E ora, il procuratore aggiunto di Palermo, Teresa Principato, si mostra abbastanza ottimista rispetto alla cattura dell'ultima grande primula rossa di Cosa nostra perché «nel clan Messina Denaro lo scettro del potere - spiega il magistrato - passa da un famigliare all'altro e, in questi ultimi anni, dieci di loro, particolarmente validi nella gestione della sua latitanza, ma anche degli affari, sono stati arrestati».

La strategia è dunque quella di fare terra bruciata attorno al latitante che, peraltro, non dovrebbe nascondersi molto lontano. Sta di fatto - e questo è oggetto di indagine - che userebbe «sistemi comunicativi differenti - dice Principato - con i suoi parenti e con i suoi sodali». Dall'operazione «Eden 2» emerge anche una strategia particolarmente violenta messa in atto dai presunti fedelissimi del boss, un «nuova tendenza» che, secondo il pm sarebbe frutto «dell'inesperienza degli affiliati nella gestione dell'organizzazione. E Matteo - aggiunge - non approverebbe: lui ha sempre coltivato il consenso dei suoi concittadini, anche per tutelare la sua latitanza, mai si attirerebbe l'odio all'interno del suo mandamento».

Infine il procuratore aggiunto non si stupisce di fronte alla figura del consigliere comunale di Castelvetrano, Calogero Giambalvo, che, solo pochi giorni fa, avrebbe ribadito il suo no alla mafia in una seduta straordinaria del Consiglio e che ieri è finito in manette: «La mafia ha spesso usato l'antimafia, è un nuovo corso di Cosa nostra, ma non è una novità».


La prima domanda può essere soltanto questa: quanto siamo vicini alla cattura del boss Matteo Messina Denaro?
«Abbiamo fatto molti passi avanti, anche perché nel clan mafioso di Castelvetrano il passaggio dello scettro avviene da un famigliare all'altro, secondo un'antica tradizione di Cosa nostra. Il fatto di aver arrestato negli ultimi anni ben dieci tra i famigliari più validi nel favorire la latitanza del boss, nonché nella gestione economica del clan, ci fa essere sempre più ottimisti. Non dimentichiamo, però, che Matteo Messina Denaro gode di alte protezioni, che lo mettono al riparo anche da indagini condotte con tecniche molto sofisticate».

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