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Rifiuti in Sicilia: 15 bombe ecologiche nel mirino dell’Ue

La Regione potrebbe essere chiamata a pagare una parte della sanzione inflitta da Bruxelles. Gli impianti fuori norma sono comunque calati: nel 2007 erano 90

PALERMO. Quando la procedura d’infrazione della Commissione europea ebbe inizio, nel 2007, erano almeno una novantina le discariche siciliane non in regola con le norme ambientali. Oggi sono rimaste 15 le bombe ecologiche da bonificare, grazie anche a contributi che lo Stato ha già individuato. Il sistema di smaltimento rimane però distante da standard europei, incentrato su strutture non modernissime (tranne qualche eccezione) mentre gli impianti di compostaggio, nati per favorire la differenziata e costati oltre 13 milioni, sono inattivi.

Fotografia di una regione che in piena emergenza è indietro di 15 anni sull’evoluzione tecnologica.

Le discariche siciliane che l’Ue ha messo nel mirino, e per le quali la Regione potrebbe essere chiamata a pagare una quota proporzionale della maxi multa, sono 15 e tutte chiuse. Per sei di queste lo Stato ha già stanziato 2 milioni e 370 mila euro destinati alla bonifica. Si tratta di impianti chiusi ma che vanno messi in sicurezza: la discarica di contrada San Martino a Cammarata, quella di contrada Oliva a Racalmuto, quella di contrada Scalilli a Siculiana, quella di contrada Tuminella a Leonforte. E ancora le discariche nelle zone Petulenti di Paternò e Zabbia di Monreale.

Per sistemare altri tre impianti a Sant’Agata, Mistretta e Cerda, Roma è pronta a stanziare un milione e 700 mila euro. Secondo il ministero dell’Ambiente ci sono poi altri 5 impianti siciliani che l’Ue inserisce fra quelli non a norma e che invece dovrebbero già essere stati sistemati.

In ogni sito vanno adottate misure di impermeabilità e copertura che mettano al riparo da inquinamento. Misure che devono essere monitorate per 30 anni anche dopo la chiusura. E fra la fine degli anni Novanta e il 2007 la Sicilia era piena di discariche del tutto abusive o non in regola con le norme europee: nel 2001 l’Agenzia dei rifiuti ne censì 172, che nel 2007 erano già scese a una novantina.

Oggi gli impianti siciliani sono 12 e tutti in regola con le misure di prevenzione dell’inquinamento. Resta però molto da fare.

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