MILANO. Un miliardo di euro finito dalle tasche dei contribuenti ai terroristi di matrice islamista. È questo il sospetto che emerge da un'indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano, secondo la quale tramite una maxi frode fiscale sulla vendita di certificati ambientali, due gruppi criminali con i profitti illeciti avrebbero sostenuto anche gruppi legati al terrorismo. Lo riporta oggi il Corriere della Sera.
Gli indagati sono trentotto (di cui 11 ricercati), appartenenti a gruppi anglo-pachistani e franco-israeliani, che avrebbero trasferito l'Iva indebitamente percepita su conti a Cipro, Hong Kong e Dubai. Proprio nella capitale degli Emirati parte di questi soldi venivano convertiti in beni di lusso come diamanti e immobili, che potrebbero essere stati destinati a finanziare gruppi armati.
L'allarme era scattato dai servizi segreti occidentali dopo il sequestro di documenti trovati in un covo talebano nel 2010, ed è stato incrociato con la denuncia di una commercialista milanese, insospettita da un vorticoso giro di soldi da parte di società che poi sparivano sistematicamente.
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