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Mafia a Caltanissetta, sequestro da 45 milioni all’imprenditore Farinella

CALTANISSETTA. La Direzione investigativa antimafia (Dia) di Caltanissetta ha sequestrato beni per un valore di 45 milioni di euro, riconducibili all'imprenditore Paolo Farinella, dislocati tra Caltanissetta, Palermo e provincia, Roma, Livorno e Catania. Il sequestro riguarda 10  imprese, 25 fabbricati, 150 ettari di terreno e conti correnti. L'attività della Dia è stata coordinata dalla Procura distrettuale antimafia nissena, guidata da Sergio Lari.
La Dia di Firenze ha sequestrato la società «Costruzioni Scafar» di Livorno nell'ambito di un'inchiesta della Dda di Caltanissetta su un imprenditore palermitano, Paolo Farinella, ritenuto in contatto con personaggi di spicco di Cosa Nostra, in Sicilia. I sequestri hanno riguardato beni dislocati in diverse regioni. A Livorno i sigilli sono stati messi al capitale sociale e ai conti correnti della 'Costruzioni scafar', che si occupa anche della costruzione di strade. La società fu costituita nel 2010 da Farinella che, nel tempo, ne è diventato unico socio ed amministratore. Il sequestro ha riguardato anche la società «Deanco Costruzioni» di Roma, che si occupa della costruzione di edifici residenziali, strade, autostrade e piste aeroportuali, e che aveva una sede a Cascina (Pisa). Anche quella società, ora in fallimento, era riconducibile a Farinella. Già nel 1999-2000 la procura di Firenze scoprì un cartello costituito da più di cinquecento società siciliane - molte delle quali rappresentate da personaggi con precedenti penali, tra cui l'associazione di stampo mafioso - dedito all'aggiudicazione di gare di appalto in Toscana: tra le imprese coinvolte vi erano anche quelle riconducibili a Farinella.
Su Paolo Farinella - 70 anni, nato a Gangi (Palermo) e residente a Caltanissetta - le indagini sono cominciate nel 2009 nell'ambito dell'operazione della Dia nissena denominata "Flour". Gli investigatori hanno messo gli occhi su operazioni bancarie sospette eseguite da Farinela e dalla figlia Rosalba, titolari di imprese - aggiudicatarie di numerosi appalti pubblici in Italia -, di aziende agricole e proprietari di fabbricati e vasti appezzamenti di terreno nelle province di Caltanissetta e Palermo.

Farinella avrebbe avuto contatti privilegiati con personaggi di spicco di Cosa nostra a  Caltanissetta, Palermo e Trapani. In particolare, dopo la morte del cugino Cataldo Farinella -
costruttore pienamente inserito in Cosa nostra palermitana, implicato con Angelo Siino nella cosiddetta mafia degli appalti - è subentrato, di fatto, nella gestione delle imprese che furono del parente scomparso, mantenendo rapporti con personaggi di spicco dell'organizzazione mafiosa. Un terreno di contrada Mimiani, a Caltanissetta - circa 300 ettari, con annessa azienda agricola, in passato utilizzato quale riserva di caccia per noti esponenti di Cosa nostra siciliana, anche nel corso delle loro latitanze -, risultava intestato per due terzi al defunto Farinella e solo per un terzo al cugino; ma i riscontri della Dia hanno consentito di dimostrare che la gestione dell'intera proprietà era di Paolo Farinella, che percepiva contributi pubblici erogati dall'Agea. I proventi dell'attività agricola venivano usati per finanziare le imprese di costruzione riconducibili ai familiari di Farinella e per sostenere la vedova di Cataldo, in virtù di
un informale "obbligo d'onore" contratto da Paolo nei riguardi della vedova.

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