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Don Garau: non possiamo abbandonare Palermo

Il parroco di San Paolo a Borgo Nuovo commenta la lettera inviata a Gds.it da un palermitano stanco dei problemi della città. "Bisogna rilanciare l'impegno di ciascuno, educare a riscoprire la bellezza"

PALERO. "La tentazione di fuggire da Palermo è grande, ma non possiamo abbandonare questa città, in memoria di chi l'ha amata fino a dare la sua vita». Don Antonio Garau, oggi parroco di San Paolo a Borgo Nuovo, è un sacerdote appassionato. Con l'associazione Jus Vitae, ha messo la cura dei ragazzi in cima alle priorità della sua missione. Qualche giorno fa è stata forata la tanica di un'auto dell'associazione e la benzina sparsa per terra davanti alla sede di Oretolandia, uno dei centri aggregativi dell'associazione. Un'azione difficile da interpretare, ma su cui si sono scatenate le reazioni di solidarietà da parte di tutto il mondo politico, a cui Garau dice: «Grazie, ma servono fatti, non solidarietà a parole».

Don Garau, Nicola Pizzolato sul sito www.gds.it annuncia di voler lasciare Palermo, perché "non ti sopporto più", come si fa con un'innamorata bizzosa e infedele. Cosa ne pensa?
«Da una parte gli do ragione, perché è pesante vivere in questa città egoista, dove la gente non ha interesse per gli altri. D'altra parte, non possiamo abbandonare questa città, perché ci ha dato tanto e poi per tutti quei martiri che hanno sacrificato la loro vita».

Tra i commenti a questa provocazione c'è quello di Michele, per il quale non serve dare la colpa ai politici, “perché la responsabilità è nostra” e invita ad educare i figli al rispetto per cambiare le cose. Come si può fare?
«È vero, bisogna rilanciare l'impegno di ciascuno, perché la città torni a vivere. Dalla scuola elementare all'Università, bisogna educare a riscoprire la bellezza. Dovremmo fare a gara per far tornare bella questa città».



C’è chi, però, ha preferito andare via, come Maurizio, che invoca "una rivoluzione di coscienza di tutti". Da dove bisogna partire?
«Il problema vero è l'impoverimento delle famiglie, che non riescono a vivere la legalità a causa della povertà. Se non hanno i soldi per pagare le bollette, trovano normale rubare la luce. Chi lavorava in nero ora non ha più neanche quello. A questo si aggiunge un aumento dell'insensibilità, sono diminuite le donazioni. All'Sos lanciato dalla nostra associazione non ha risposto quasi nessuno. Ora con Unicredit faremo una campagna per aiutare i bambini della Jus Vitae donando un euro al mese».



Quali priorità dovrebbe tenere presenti la futura amministrazione?
«Occorre dare segnali di rinnovamento. Le associazioni nei quartieri a rischio sono abbandonate. È inaudito che, in una regione in cui un giovane su tre è disoccupato, non ci sia un assessorato alle Politiche giovanili e gli interventi per i bambini a rischio siano singhiozzo. E poi serve un controllo costante delle attività fatte dalle associazioni che ricevono fondi pubblici. Ma anche i privati devono fare la loro parte. Gli imprenditori devono trovare strade praticabili per dare lavoro, devono essere generosi, anche a costo di perderci».



E la Chiesa?
«Deve uscire dalle sacrestie e lavorare nel territorio unendo le forze, promuovendo solidarietà concreta".

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