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Lombardo fuori dall'inchiesta Iblis dopo la sentenza Mannino

La decisone della Procura sarebbe legata al fatto che l'accusa "non avrebbe retto in sede di giudizio" perché sul concorso esterno all'associazione mafiosa "fa giurisprudenza la sentenza di assoluzione della Cassazione nei confronti dell'ex ministro"

CATANIA. "L'ipotesi di reato di concorso esterno" avanzato nei confronti del presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e suo fratello, il parlamentare nazionale del Mpa Angelo, "non avrebbe retto in sede di giudizio" perché sul concorso esterno all'associazione mafiosa "fa giurisprudenza la sentenza di assoluzione della Cassazione nei confronti di Calogero Mannino". Lo si sottolinea in ambienti della Procura della Repubblica di Catania. Spiegando che la decisione di stralciare la posizione dei due indagati dall'inchiesta Iblis "é ovviamente figlia di una valutazione esclusivamente e meramente giuridica".
Nelle motivazioni della sentenza 7.651 del 14 febbraio del 2010, con la quale i giudici della Cassazione hanno prosciolto Calogero Mannino, la Suprema Corte ribadisce che "la promessa e l'impegno del politico di attivarsi, una volta eletto, a favore della cosca mafiosa" realizzano il reato di concorso esterno a Cosa Nostra "a condizione che sia provato che tale patto elettorale politico-mafioso abbia prodotto risultati positivi, qualificabili in termini di reale rafforzamento o consolidamento dell'associazione mafiosa".
Altrimenti non è possibile condannare nessuno sostenendo un "apodittico ed empiricamente inafferrabile contributo al rafforzamento dell'associazione mafiosa in chiave psicologica: nel senso che, in virtù del sostegno del politico, risulterebbe automaticamente aumentato, 'all'esternò il credito del sodalizio nel contesto ambientale di riferimento, e, 'all'internò, rafforzato il prestigio dei capi". Inoltre, la Cassazione ha ricordato come, in maniera logica e immune da contraddizioni, i giudici dell'appello bis avessero osservato come "appena due anni dopo la stipula del preteso patto politico elettorale con Pennino, il Mannino si attivò non già per aiutare il Pennino stesso, bensì per ostacolarne in maniera determinante l'azione contribuendo ad emarginare sia il suo referente politico (Ciancimino) sia tutto il gruppo a lui facente capo".

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