L’omaggio dell’Isola, della sua gente, tifosi, amici, gente comune, in fila nello stadio del Cagliari che prenderà il suo nome. La Sardegna si ferma per salutare e rendere omaggio a Gigi Riva, il mito in azzurro e in rossoblù scomparso a 79 anni. È il giorno del tributo dopo lo choc per la morte del mito; alla camera ardente, allestita proprio all’interno dell’impianto, il primo ingresso è stato riservato ai familiari e a tutta la squadra del Cagliari, con in testa il presidente, Tommaso Giulini, e l’allenatore, Claudio Ranieri. Poi, pian piano, i tanti tifosi in fila già da qualche ora prima per testimoniare tutto l’amore di una città, di una regione, del Paese intero.
Migliaia di persone, adulti che hanno sognato davanti alle gesta di Rombo di tuono, ma anche bambini che quelle imprese in campo le hanno solo sentite raccontare: tutti in coda, diventata chilometrica di sera, all’esterno della Domus. La camera ardente sarà aperta anche domani, dalle 7 alle 13, prima dei funerali, che saranno celebrati dall’arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, Giuseppe Baturi, alle 16, nella Basilica di Bonaria.
«Difficile trovare le parole - ha detto Pavoletti - abbiamo perso il più grande attaccante di tutti i tempi. Tutti i tifosi italiani ameranno sempre Gigi Riva». «Riva ha unito questo popolo, lo ha fatto per decenni, da prima dello scudetto a oggi. L’auspicio è che lo continui a fare ancora, in nome del suo ricordo. Sarà ispirazione per noi e per tutto quello che faremo. Finisce l’uomo nasce la leggenda, a lui dedicheremo lo stadio», le parole di Giulini.
Una processione di tifosi iniziata di primo mattino - nel primo dei due giorni di lutto cittadino proclamati dal sindaco Paolo Truzzu - dapprima nella sede dei Cagliari Club, per una foto accanto alla statua di Riva. Tanta la commozione: a più di uno, nel toccare l’opera realizzata una cinquantina di anni fa da un artigiano cagliaritano, è scesa una lacrima.
E un minuto di silenzio per Riva è stato osservato prima della seduta del Consiglio regionale della Sardegna.
I campioni dello storico scudetto che ancora vivono a Cagliari si erano ritrovati di buon mattino nella sala mortuaria del Brotzu. Il libero Giuseppe Tomasini, il portiere Adriano Reginato, vice di Albertosi, e il numero 10 Ricciotti Greatti. Con loro anche il portiere Renato Copparoni, tra giovanili e prima squadra nell’anno dello scudetto e poi compagno di squadra di Riva sino al 1976, e il bomber Gigi Piras, allievo di Riva, anche lui compagno di squadra di Rombo di Tuono sino all’anno del ritiro. Al Brotzu anche il regista Riccardo Milani, autore del docufilm che aveva coinvolto lo stesso Riva nella realizzazione dell’opera: «Lavorare con lui è stata la cosa più bella della mia vita».
Poi il trasferimento allo stadio. Un lungo applauso ha salutato davanti alla Domus l’arrivo della salma. L’auto con la bara del Mito azzurro e rossoblù è entrata nel recinto dello stadio dall’accesso dell’area spogliatoi alle 13.20.
E dal Brotzu l’équipe medica parla degli ultimi momenti del campione, del primo malore, del possibile intervento rifiutato, delle condizioni peggiorate. «La situazione è peggiorata all’improvviso e a qual punto è stato necessario praticare le manovre rianimatorie e portarlo in sala per effettuare l’angioplastica. In queste condizioni è difficile poter riaprire le coronarie: siamo riusciti a farlo soltanto in parte. Ma questo purtroppo non è stato sufficiente. Abbiamo provato tutto», spiega Bruno Loi, direttore di Cardiologia interventistica e emodinamica del Brotzu.
In alto l'arrivo del Cagliari calcio alla camera ardente allestita alla Unipol Domus (foto di Fabio Murru/Ansa)
Qui sotto persone in fila per rendere omaggio a Gigi Riva
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