PALERMO. Il Consiglio dei ministri ha impugnato la riforma degli appalti, approvata dal parlamento siciliano a luglio scorso, perchè ha rilevato profili di illegittimità costituzionale.
Il Cdm, pur prendendo atto dell'impegno del governo siciliano ad apportare modifiche alla legge regionale, si è espresso in tal senso perchè la riforma «viola il secondo comma dell'articolo 117 della Costituzione, che riserva esclusivamente alla competenza legislativa dello Stato la materia della tutela della concorrenza»; il governo, tuttavia, ha deciso di aprire un tavolo di confronto istituzionale con la Regione Siciliana per procedere all'individuazione di possibili soluzioni.
Due giorni fa, l'assessore regionale alle Infrastrutture, Giovanni Pizzo dopo un incontro a Palazzo Chigi, aveva espresso apprezzamenti sull'esito della riunione escludendo l'ipotesi di una impugnativa.
«L'incontro a Palazzo Chigi era andato bene, è stato lungo e proficuo - dice Pizzo - non mi aspettavo l'impugnativa. Evidentemente sono sorte ulteriori analisi oltre quelle già dibattute. Le affronteremo nel corso del confronto che sarà aperto con il governo nazionale».
«È tuttavia improcrastinabile - prosegue - una concreta risposta all'asfissia economica di un settore che l'anno scorso ha lasciato sul terreno oltre 10 mila occupati e che anche secondo le relazioni antimafia e le informative del ministero degli interni rimane un settore ad alto tasso di inquinamento da parte dei cartelli imprenditoriali mafiosi, che soffocano la concorrenza degli imprenditori onesti sfruttando ribassi anomali e condizionando l'intero sistema».
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