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Legge sugli appalti impugnata, M5s: "Un attacco del Governo Renzi alla Sicilia"

PALERMO. Bacchettata del Governo alla Regione Sicilia. Il Consiglio dei ministri  ha impugnato la legge di riforma del sistema degli appalti pubblici. E non tardano così ad arrivare le reazioni politiche.

Antonello Cracolici, presidente del gruppo parlamentare del PD all'Ars, ribatte le sue contrarietà alla riforma:  «Ho seguito con attenzione l'evoluzione della legge sugli appalti, e fin dal primo momento ho ritenuto che non ci fossero i requisiti di costituzionalità: la decisione del Consiglio dei ministri non fa altro che confermare i dubbi che più volte avevo esposto in aula durante il dibattito».

«Purtroppo - aggiunge - adesso dobbiamo fare i conti con le conseguenze di un atto di pirateria di chi ha proposto e sostenuto questa legge a tutti i costi. Questo pasticcio è il frutto di un populismo che, facendo leva su una reale sofferenza del sistema imprenditoriale, ha finito per partorire un provvedimento che produrrà un solo effetto: paralizzare il sistema degli appalti in Sicilia».

«A questo punto - conclude Cracolici - mi auguro che con umiltà i responsabili di questo caos - a partire dal Movimento 5 Stelle che ha dimostrato la propria incultura di governo, fino a chi è componente della giunta regionale - si presentino in parlamento per rimediare a questa situazione ripristinando il sistema che c'era fino a due mesi fa in Sicilia, ovvero le norme nazionali che regolano gli appalti».

Il capogruppo di Fi all'Ars, Marco Falcone, parla di «nuovo schiaffone all'esecutivo regionale siciliano, malgrado le rassicurazioni giunte nei giorni scorsi dall'assessore alle infrastrutture Giovanni Pizzo. Ma qualcosa era già nell'aria». «L'impugnativa della legge made in Sicilia - aggiunge - è infatti il risultato di un braccio di ferro in atto in questo momento nella maggioranza di governo tra Pd e Udc, dove a pagare le conseguenze è il partito di D'Alia, che dopo il ruolo di servo sciocco nei confronti di un esecutivo inadeguato e fallimentare, è addirittura costretto all'ennesima magra figura».

La pensano diversamente invece i grillini, che parlano di «un attacco politico alla Sicilia. La lettura delle motivazioni, che non entrano nel merito degli approfondimenti giuridici prodotti a supporto della legge 14 e chiesti da palazzo Chigi - afferma il primo firmatario della legge Sergio Tancredi - mi fanno pensare che le motivazioni siano esclusivamente politiche, perchè si vuole evitare che la Sicilia riaffermi il proprio diritto a legiferare, anche nelle materie concorrenti».

«Questo è l'ultimo di una serie di sfregi del governo Renzi. Mi aspetto che Crocetta - conclude - difenda la legge chiedendo alla Corte costituzionale di pronunciarsi in merito. Lo stop farebbe ripiombare nella disperazione tutti gli operatori dell'edilizia, vanificando la possibilità di rilancio del comparto».

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