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La riscossa dell'Inter sulle antiche strade di Herrera e Mourinho

Lautaro Martinez al tiro

Avanti Inter alla riscossa. Battuto il Milan. Firmato Lautaro. Ma è tutta l’Inter di Inzaghi - audace quanto intelligente - che imbocca le antiche strade di Helenio Herrera e Josè Mourinho. Dalle ombre del campionato alla splendida luce della Champions.

La Beneamata è in finale, stasera sapremo se sarà il City o il Real - antico rivale che già le consegnò una storica Coppa dalle Grandi Orecchie nel 1964, a Vienna, e io c'ero, e nel suo stadio, contro il Bayern, il Triplete di Mourinho nel 2010 - l'ostacolo da superare; ma intanto, liberi di trasformare la critica equidistante in tifo tricolore, rendiamo omaggio alla vittoriosa compagine di Simone Inzaghi (vi piace, adesso, interisti lamentosi?) che ha riportato alla ribalta il calcio italiano invitando Juve, Roma e Fiorentina a seguirla nel torneo europeo infelicemente disertato dal Napoli superbello che avrebbe meritato anche una corona europea.

Bella partita, combattutissima, esaltata da un pubblico a sua volta spettacolare nello stadio più internazionale d’Italia che appaltatori multietnici vorrebbero abbattere per puro spirito edilizio, non per la maggior gloria del calcio lumbard. In undici minuti, all’andata, un’Inter ruggente e impietosa aveva sconfitto il Milan dormiente con Dzeko e Mkhitaryan, il Milan iersera ha copiato l’idea, ha sfidato a viso aperto i nerazzurri e all’11' ha costretto Onana a una paratissima su tiro di Brahim Diaz. Sembrava l'euroderby rovesciato ma presto l’Inter è riuscita a riprendere il controllo del match e a spegnere le velleitarie furie rossonere invitando Maignan al primo intervento da HitParade, il secondo al 38' su Dzeko subito dopo il primo acuto stonato di Leao. Mai protagonista perché mal servito. Pioli s'è inspiegabilmente dimenticato l’impresa di Napoli, il Festival del Contropiede, peraltro non consentito da un’Inter che ha snobbato l’iniquo possesso palla che al Maradona era stato esibito da Spalletti.

Fra un Maignan e l’altro grande controllo nerazzurro. Come amano dire i mister, Pioli aveva disposto un buon approccio alla partita, un’infelice espressione che trova nobiltà nel sinonimo arrembaggio, durato una ventina di minuti o poco più. Perché l'Inter ha risposto con tutti gli uomini, una difesa arcigna potenziata da un Dumfries veloce e potente, un centrocampo vivace e pericoloso con il solito tuttocampo Barella, Calhanoglu scatenato a sinistra e il nobile armeno Mkhitaryan pericoloso nel tiro più di Dzeko e Lautaro. Finché non ha dovuto lasciare il campo per infortunio, sostituito da Brozovic. A un quarto d’ora dalla ripresa Inzaghi ha finalmente deciso di sostituire Dzeko con Lukaku, la musica è cambiata, al 74' il gol di Lautaro. Ecco Istanbul, cominciano i sogni di gloria.

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